Dopo diversi tentativi di tornare sugli schermi – il più recente risale a inizio del 2024 con l’uscita di Devil May Cry: Peak of Kombat per mobile – il 3 aprile Capcom è finalmente approdato su Netflix con Devil may Cry, una nuova serie animata della durata di otto episodi da circa mezz’ora l’uno. Come approfondiremo nella recensione – spoiler free e a cura di Kaleidoverse – questa nuova serie ci mostra Dante e il mondo che gli gira intorno in una veste del tutto nuova, ma comunque strettamente legata al franchise che conosciamo già tutti.
Tutto ciò è opera dello studio d’animazione sud coreano Studio Mir, tra le cui fatiche contiamo molti altri titoli che hanno attirato le simpatie del pubblico. Tra questi: Avatar: La leggenda di Korra, Voltron: Lengendary Defender, The Witcher: Nightmare of the Wolf e tanti, tantissimi altri. La produzione invece è stata affidata ad Adi Shankar, che ha già ricoperto il ruolo di produttore esecutivo nella realizzazione di Castlevania e del suo sequel Castlevania: Nocturne, sempre per conto di Netflix.
Devil May Cry: la trama
I presupposti sono più o meno gli stessi di Devil May Cry III: Dante è un cacciatore di demoni a pagamento con capacità sovrumane e una passione spropositata per la pizza e il gelato alla fragola. Un giorno, subito dopo essere stato ingaggiato per ripulire una zona di New York dai demoni che stanno provocando dei disordini, uno di questi cerca di rubargli il ciondolo affidatogli dalla madre anni prima. Proprio quando le cose cominciano a farsi sospette, Dante viene attirato in un’imboscata ad opera degli agenti della Darckam, un’agenzia segreta specializzata nello sterminio dei demoni alle dirette dipendenze del Vice Presidente Baines, che lo crede in qualche modo invischiato nella violenta rapina verificatasi a Città del Vaticano qualche tempo prima.
Così, Dante incrocia il suo cammino con quello di un gruppo di agenti scelti della Darckam capeggiato dal Tenente Mary Ann Arckam – a cui Dante affibbierà poi l’iconico soprannome “Lady”. Convinta che il cacciatore sia un demone e per questo una minaccia, Lady si dimostra subito ostile nei suoi confronti, e desidera chiudere la faccenda il prima possibile. Tuttavia, il destino sembra proprio intenzionato a tenerli insieme, poiché ben presto entrambi finiscono nel mirino del terrorista artefice della rapina: un coniglio parlante di dimensioni umane il cui obiettivo sembrerebbe eliminare la barriera tra il regno terrestre e quello dei demoni, a cui Lady dà il nome in codice “Bianconiglio”.
“This party is getting crazy!”
Come sarà noto a molti, quello di Devil May Cry è un marchio più che consolidato che ha conquistato il pubblico grazie all’atmosfera fortemente rock e a un protagonista carismatico e complesso. Visti gli anni di silenzio e i deboli tentativi passati di tornare in voga – come, appunto, Peak of Kombat, o l’uscita della versione per Nintendo Switch nel 2019 – questa nuova serie animata si può considerare un ritorno in grande stile alle luci della ribalta, che promette di essere piuttosto duraturo.
Infatti, seppure Shankar ci presenti il mondo di Devil May Cry sotto una luce tutta nuova, è innegabile come affondi le proprie radici nella serie di videogiochi, mantenendo quelle caratteristiche di base che li hanno resi un successo – in primis il parallelismo tra Dante e Lady, qui reso ancora più forte poiché li troviamo sullo stesso piano. Di fatto suddette caratteristiche vengono usate come punto di partenza (anche in modo piuttosto ingegnoso) per una trama più intricata dell’originale sia negli eventi che nelle tematiche, affiancando al dualismo e alla sete di potere – da sempre fulcro di Devil May Cry – altri temi, come l’estremismo in ogni sua forma.
Un ritorno in grande stile alle luci della ribalta.
“Se volete prendere il coniglio, dovete trovare il cacciatore”
Non importa di quale opera si tratti, se di un libro, una serie Tv o un film d’animazione, il discorso ci porterà sempre a loro: i personaggi, il vero motore della storia. Oltre ad essere bella da guardare e da ascoltare – come vedremo meglio più avanti – la serie ci presenta dei personaggi completi e ben scritti, ognuno con un differente sviluppo. Tutto ciò è stato possibile grazie al team di character designers e alla sceneggiatura curata dal già citato Adi Shankar e da Alex Larsen, che ha già lavorato per Netflix ad alcuni episodi di Yasuke e di Capitan Laserhawk: A Blood Dragon Remix.
Essendo lui da sempre il volto e il fulcro delle vicende raccontate in Devil May Cry, non si può che partire da Dante. Visto che questa serie è un adattamento principalmente di Devil May Cry III e delle due light novel del franchise – CODE 1: DANTE e CODE 2: VERGIL – il protagonista che ci viene presentato segue più o meno le stesse linee guida: Dante è molto giovane, consapevole della propria forza, e sembra affrontare la vita come se fosse un gioco. Tutto ciò, ovviamente, nasconde una personalità ben più complessa, il cui punto cardine sta nella repulsione per i demoni, poiché della stessa razza degli assassini di suo fratello e sua madre. Non per niente, evita quasi ossessivamente di farsi domande davanti ai propri poteri per paura della risposta, e lo vediamo negare davanti all’evidenza del suo legame con Sparda in più di un’occasione. La prima persona che riuscirà a instillare in lui un minimo dubbio sarà Lady, che viene posta in forte dualismo con il cacciatore, poiché i due condividono il passato tragico e gli obiettivi, quanto meno all’inizio.
Se Dante ci dimostra che certe cose non cambiano mai, Lady – o Mary che dir si voglia – dal canto suo ci viene presentata con un design tutto nuovo, una lingua tagliente e molto più screentime rispetto al passato. L’unica cosa rimasta perfettamente uguale sembrerebbe essere la rabbia cocente che guida ogni suo passo e che spesso la fa camminare con i paraocchi. Mentre la sua controparte maschile viene costretta fin dal minuto uno a far i conti con la realtà, con lei ci vorrà molto più tempo e fatica prima di che si distragga in qualche modo dalla propria marcia verso la vendetta. E anche così il suo sviluppo rimane ciclico, riportandola al punto di partenza.
Oltre a mostrarci i personaggi, la serie lo fa mettendo ben in chiaro le loro dinamiche relazionali, che spesso dimostrano quanto essi possano essere lo specchio l’uno dell’altro. Del resto, stiamo parlando una saga che ha basato il proprio worldbuilding sui contrasti: rosso e blu, umani e demoni, Dante e Vergil. In questa nuova versione, se tralasciamo quello tra Dante e Lady – e ovviamente quello tra i due regni – il parallelismo che la fa da padrone è sicuramente quello tra quest’ultima e il Bianconiglio, la cui relazione porta lo spettatore a metter in dubbio il vero significato dell’accoppiata vittima e carnefice.
“Let’s Rock!”
Infine, visto che stiamo parlando di animazione, non si può non menzionare il comparto tecnico, tra sonoro e visivo. Devil May Cry è indubbiamente una gioia per le orecchie, soprattutto per gli amanti dell’hard rock. Dalla opening Rollin’ a cura dei Limp Bizkit ad Afterlife degli Evanescence, passando per i brani che impreziosiscono l’episodio sei – un gioiellino di show don’t tell che meriterebbe una recensione a parte – la colonna sonora è dirompente, accattivante, e permette al marchio di mantenere la sua identità originale.
L’aspetto grafico, da parte sua, non fa altro che mantenere alti degli standard considerevoli già conosciuti dal pubblico di spettatori. Come già detto, lo Studio Mir si è già ritrovato dietro le quinte di numerosi prodotti d’animazione dalla fama più che meritata, e Devil May Cry sembra essersi guadagnato un posto in mezzo a loro. Le animazioni sono fluide, dinamiche e ben curate, come di addice a una serie action. L’unica pecca a cui fare attenzione riguarda l’uso della CGI, spesso in netto contrasto visivo con l’animazione 2D, soprattutto quando le due tecniche vengono usate nella stessa scena senza venire amalgamate.
Dai Limp Bizkit agli Evanescence, Devil May Cry mantiene la sua anima hard rock.
Le nostre conclusioni su Devil May Cry
Devil May Cry è un nuovo adattamento che conserva tutto lo spirito dell’originale. È divertente, avvincente, ma anche dura e cruda nel mostrarci i livelli di crudeltà raggiungibili dall’essere umano, o quanto sia facile lasciare che la rabbia, un’ossessione, o addirittura un ideale possano prendere possesso delle nostre vite e mettersi una benda sugli occhi. Se a tutto ciò aggiungiamo personaggi ben scritti, animazioni fluide e una colonna sonora catchy ed in tema con l’identità del marchio che è Devil May Cry, non è azzardato dire che la serie sia stata all’altezza delle aspettative.
E voi, avete visto questa serie? Avete mai giocato a Devil May Cry? Se sì, cosa ne pensate? Vi invitiamo a farcelo sapere con un commento sotto l’articolo o sulla nostra pagina Instagram – su cui inoltre siete liberi di seguirci per supportarci e tenervi sempre aggiornati su ogni novità ed uscita. Nel frattempo, sul nostro sito potete sempre recuperare i precedenti articoli, tra cui Romics 2025: un aprile all’insegna del divertimento.
Pro:
Una trama intricata che intreccia il vecchio mondo di Devil May Cry col nuovo.
Una colonna sonora in tema ed accattivante.
Personaggi complessi e ben scritti.
Contro:
Una CGI in netto contrasto con le animazioni in 2D.