Dopo circa un anno ritorna su Disney+ la serie TV culinaria con protagonista Jeremy Allen White. The Bear 3, di cui state per leggere la nostra recensione, ha avuto una partenza lenta per poi esplodere alla fine della prima stagione. Con la seconda stagione si sono toccate vette di splendore che difficilmente si potrebbero superare. Ce l’avrà fatta la terza stagione ad eguagliare o addirittura superare la qualità della stagione precedente? Prima di rispondere a questa domanda è doveroso fare un riassunto di cos’è successo fino ad ora. Il protagonista è Jeremy Allen White nel ruolo di Carmy Berzatto, ma anche il suo team è fondamentale per il proseguire della storia. Sydney Adamu (Ayo Edebiri) continua ad essere il sous-chef ma anche la mente creativa di alcuni piatti del menù. Ebon Moss-Bachrach nei panni di Richie prosegue la sua trasformazione nel ruolo di chef de rang.
Non stiamo dimenticando Marcus (Lionel Boyce) e Tina (Liza Colón-Zayas) i quali stanno affrontando i loro percorsi di crescita lavorativa in maniera eccellente. Avremo modo di parlare di entrambi nei prossimi paragrafi grazie allo sviluppo dei loro personaggi in questa terza stagione. Uno dei punti interessanti è proprio questo, l’approfondimento del background dei personaggi in maniera più dettagliata rispetto alle stagioni precedenti. È sicuramente un punto a favore dato che fino ad ora si era sviluppato, giustamente, in gran parte quello di Carmy. Mossa astuta dato che una delle critiche era la quasi totale assenza di contesto dei personaggi satelliti. Su questo possiamo già sbilanciarci e affermare la soddisfazione nel vedere finalmente qualcosa in più oltre il carmycentrismo. La denuncia non troppo velata di com’è il mondo della ristorazione è presente più che mai anche in questa terza stagione. Adesso addentriamoci nel vivo della recensione di The Bear!
Il nuovo inizio del The Bear
Alla fine della seconda stagione ci eravamo lasciati con l’apertura del nuovo ristorante dopo il rinnovo dei locali appartenuti al The original beef of Chicagoland. L’enorme investimento affrontato dallo zio Cicero è, purtroppo, uno dei tanti motivi di stress per il nostro Carmy il quale porta tutto sulle sue spalle. La nuvola nera del fallimento, il peso della responsabilità del ristorante e di tutto ciò che ne dipende si aggiungono ai presenti traumi del protagonista. Lo scontro di idee e di visione tra Carmy e Sydney rende difficile l’ambiente lavorativo seppur dando a Carmy nuove idee. Sydney accusa i colpi i quali però la spingono a migliorarsi e plasmarsi per restare al fianco dello spigoloso Bear. Il rapporto lavorativo di Richie e Carmy in questa stagione raggiunge vette di insulti e va a quel paese vari come mai successo prima. A fare da paciere rimane Natalie nonostante sia incinta.
L’intera stagione ha, lungo le 10 puntate che la compongono, un ritmo scandito dal mood dei personaggi alternando puntate riflessive ad altre più movimentate. Questo è un punto su cui bisogna soffermarsi un momento per vari motivi. La prima puntata ha talmente pochi dialoghi da sembrare un film muto degli anni ‘20. Nonostante tutto si rimane con gli occhi fissi sullo schermo per carpire ogni piccolo dettaglio che viene trasmesso. È una sorta di flashback per ricapitolare ciò che è successo il giorno prima e ciò che tormenta Carmy ogni giorno. Abbiamo poi la puntata dedicata interamente a Marcus il quale sta affrontando la morte della mamma avvenuta da poco e viene aiutato dalla sua amica Sydney. Vi siete mai chiesti come ci finisce Tina a lavorare in quella panineria? Avrete una risposta con un’intera puntata dedicata a lei e al suo percorso prima di quel momento.
l traumi del passato ritornano sempre
Proseguiamo con la recensione di The Bear parlando di una delle certezze di questa serie. A motivare Carmy ad andare avanti contro ogni avversità è sì il ricordo del fratello Michael (Jon Bernthal) ma anche il suo passato lavorativo. Le sue molteplici esperienze in svariati ristoranti al fianco di vari chef hanno segnato il suo percorso sia nel bene che nel male. Quello che però lo spinge a migliorare è un pesante trauma creatogli da uno dei suoi mentori, quello più spietato e cattivo di tutti. L’insonnia, l’eccessiva voglia di perfezione, il perpetuo animo agitato anche se va tutto liscio. Queste sono alcune delle conseguenze che animano quotidianamente il protagonista le quali vengono poi riversate sullo staff, più precisamente su Syd. Con Richie ormai il rapporto è di completo silenzio, la comunicazione inesistente e l’ambizione di Carmy si contrappone con quello che dovrebbe essere un ambiente di lavoro sano.
Un evento segnerà il confine da passare per poter andare avanti, a volersi migliorare, e puntare alla tanto ambita stella Michelin. Il nuovo obiettivo di Bear è ciò a cui non aspirava nelle stagioni passate ma che ora è fondamentale per la sua rivalsa. La sua fama deve diventare talmente grande da far impallidire David Fields (Joel McHale, già noto per la serie TV Community), il suo mentore spietato di cui parlavamo prima. Il delicato rapporto di lavoro con Sydney è il motore che muove la barca ma basterà questo? L’impegno di Tina nel suo nuovo ruolo di aiuto cuoco è notevole così come le capacità da pasticciere sviluppate da Marcus. D’altro canto un Richie impegnato a salvaguardare solo il suo lavoro può rovinare il piano stellare di Carmy. Un passaggio molto delicato, nell’ultima puntata, lascia un barlume di speranza sul futuro del cugino all’interno del ristorante.
Le nostre conclusioni su The Bear
Con la terza stagione di The Bear non siamo arrivati al livello della seconda ma poco ci manca. Un approfondimento dei personaggi secondari ha messo in chiaro aspetti della loro vita altrimenti sconosciuti. Il ritmo narrativo è un tira e molla con toni tristi in alcune puntate e spensierati in altre. Il futuro del ristorante non è più solo nelle mani di Carmy, ora ognuno deve fare la sua parte per poter far andare a gonfie vele il The Bear. La fotografia, la sceneggiatura, il livello recitativo e l’intero mood rispettano le stagioni precedenti rimanendo fedeli alla qualità a cui siamo abituati. Il finale di stagione ha lasciato poche interpretazioni andando a spianare la strada per l’eventuale quarta stagione, non ancora annunciata. The Bear rimane la serie TV capace di fare denuncia senza fare denuncia, mostrando semplicemente come si vive nelle cucine di alcuni ristoranti.
Questa è la recensione di The Bear dal nostro punto di vista ma noi vogliamo sapere voi cosa ne pensate! La terza stagione vi ha convinti tanto quanto la seconda? Potete farci sapere la vostra opinione commentando l’articolo attraverso il sito di Kaleidoverse. Nonostante le vacanze le nostre recensioni escono e infatti troverete quella di Jackpot- Se vinci ti uccido oppure Arthur The king o ancora It ends with us. Con il ritorno di Robert Downey Jr nell’MCU ripercorriamo la sua carriera nel nostro approfondimento a lui dedicato! Non ci resta che salutarvi e alla prossima!
Torna su Disney+ The bear con la terza stagione dopo una seconda stagione scoppiettante! Sarà riuscita a eguagliare il livello della stagione precedente? La risposta è quasi. Era davvero difficile arrivare a quel livello ma ci mancava davvero poco. Continua la complicata relazione d'amore e odio tra Carmy e il suo staff così come i litigi con il cugino Richie. Sydney prosegue il suo cammino come mente creativa dietro alcuni piatti e come braccio destro del protagonista con non poche difficoltà. Tina e Marcus invece? Loro battono sul ferro ancora caldo della loro formazione cercando di migliorarsi e portare nuove idee. Natalie, nonostante il suo stato interessante, si immola come paciere tra Carmy e Richie. Una stagione con un roller coaster di emozioni, negative e positive, che dettano il ritmo non solo per ogni puntata ma anche per lo spettatore. Se nella prima puntata abbiamo la quasi totale assenza di dialoghi, la seconda si contrappone con una quantità enorme di parole (insulti per la maggior parte). Uno dei punti di forza di The Bear è il saper gestire alla perfezione l'uso delle emozioni andando ad amalgamarle senza eccessi e senza difetti. La trama rimane solida, ben costruita, gestita nel migliore dei modi e finalmente abbiamo il background di personaggi di cui sapevamo poco fino ad ora. The Bear si conferma come una serie must see di Disney+ soprattutto per via della sua denuncia sociale delle condizioni lavorative di alcuni ristoranti. Viene fatto in maniera nuda e cruda, senza ricamarci sopra o romanzare le vicende.