Un’eroina senza nome che deve salvare se stessa e la sua famiglia da un uomo crudele. In netto contrasto con la narrazione della principessa che viene salvata dal principe, The Princess è uscito nel momento giusto (forse). Proprio quando su molti aspetti si sta facendo marcia indietro per quanto riguarda i diritti delle donne, nella nuova pellicola, rilasciata su Disney+ il 1° luglio, abbiamo una Principessa che vorrebbe sfidare tutti gli stereotipi di genere. Nonostante questo film sia ancora lontano dal creare una narrativa inclusiva, può essere un punto di inizio per staccarsi da norme di comportamento che ci stanno strette. Riuscirà la protagonista a salvare se stessa, i suoi cari e combattere contro la misoginia? Seguiteci in questa recensione per sapere cosa ne pensiamo noi di Kaleidoverse e non esitate a farci sapere la vostra opinione.
Azione con un po’ di trama
Il fantasy di Le-Van Kiet si apre in modo tradizionale, con il trillo di flauti di ispirazione celtica, un’alba roseggiante e una lenta salita fino alla cima di una torre spinosa. Qui troviamo una principessa (Joey King) su un letto cosparso di petali di rosa. Nonostante la scena cliché, viene dato spazio al pubblico di immaginarsi diversi scenari su quello accadrà. Infatti, subito dopo abbiamo un continuo succedersi di scene di combattimento interrotte da dialoghi sporadici e flashback della protagonista. Questi sembrano essere messi lì semplicemente per dare una spiegazione un po’ pressapochista di quello che accade.
La trama procede quasi come un videogioco. La nostra eroina deve farsi strada per scendere dalla torre e sconfiggere il suo oppositore e fidanzato, con la sua crudele consorte (Olga Kurylenko). Il padre fa la figura di uno sventurato che crede di poter combattere il fascismo con una calma e ragionevolezza alla Gandhi. Continui combattimenti e la pochezza dei dialoghi fanno emergere il messaggio che ci vuole violenza fisica per controllare il trono. Questa è un’opinione su cui la Principessa e il suo malvagio “futuro sposo” possono essere d’accordo. Le scene di violenza vengono mostrate abbastanza bene. Le morti e il sangue vengono fatti vedere, anche se in modo un po’ irrealistico. Con l’andare avanti del film nonostante i combattimenti si fanno più ardui e violenti, il sangue sembra diminuire e così anche l’occhio si è ormai abituato. Se nella prima scena si prova un po’ di ribrezzo e di disagio, nell’ultima si arriva a non battere ciglio e a trovarla quasi ridicola.
Come non salvarsi da narrazioni regressive
Dopo decenni che aspettiamo una narrazione più tridimensionale e meno stereotipata per i personaggi femminili, Hollywood risponde con il personaggio femminile: la Donna Forte. La Principessa, che rientra in questa categoria, non sfida attivamente gli stereotipi di genere, in un qualche modo si ritrova anche lei a impersonare una maschera con fattezze preimpostate e senza sfaccettature. Con The Princess ncora una volta ci ritroviamo davanti a due scelte: o sei una donna, personificazione della femminilità e di tutto ciò che è grazioso e delicato, oppure sei una cazzuta (non ha caso è un termine che dona attributi prettamente maschili a una donna), che sa combattere e siede scomposta. Considerando che il personaggio di per sé sembra non avere difetti, i creatori hanno volute testare le acque, largamente già esplorate, del “non sono una damigella in pericolo”. Ben Lustig e Jake Thornton probabilmente stavano pensando a una rivalsa femminista con una donna che combatte per il potere, senza accorgersi dell’enorme potenzialità che poteva avere un film del genere.
Inoltre, la Principessa è il personaggio principale ed è senza nome. Rimane senza un elemento che ci aiuta a definirci nel quotidiano, in una lotta per affermare la propria identità. Fiona o Merida: capelli rossi? c’è. Intrappolata in una torre: c’è. Sa combattere? c’è. Sfida tutti per vincere la propria mano? c’è. Insomma, ci sono elementi che abbiamo già visto da qualche parte. Per di più, queste sono le caratteristiche principali dell’eroina, che però non sembra avere altro che definisca la sua personalità. Attraverso i flashback, probabilmente inseriti per darci un background della protagonista, scopriamo che lei ha sempre voluto diventare una guerriera. Dettaglio che, a quanto pare, avevano paura che ci sfuggisse. Il motivo che muove The Princess e che gli dà un senso di esistere è che il re e la regina non hanno eredi maschi. Naturalmente Julius (il pretendente) non può farsi sfuggire l’occasione per arrivare al potere. E non importa se al suo fianco c’è Moira, la sua amante che sa anche combattere. Il film cerca disperatamente di portare avanti il motto “abbasso gli uomini” e il personaggio di Moira dimostra non puoi essere ambiziosa, competente e avere una relazione romantica, altrimenti finirai appeso al tuo cappio.
Le nostre conclusioni su The Princess
Nonostante la trama un po’ superficiale e lo svolgimento un po’ caotico vediamo una Joey King che ci dona una buona performance. Nonostante abbia avuto poco con cui lavorare, ci lascia meravigliati di fronte alle sue acrobazie e combattimenti corpo a corpo. Riesce di certo a trasmettere determinazione nei suoi discorsi e anche il discorso fatto a Julius fa venire i brividi da quanto risulti realistico. Quindi se siete alla ricerca di un film d’azione che ha praticamente solo azione e qualche spruzzata di trama e di contesto, con l’aggiunta di una guerra tra stereotipi, The Princess potrebbe fare il caso vostro. Questa poteva essere la pellicola grido-di-battaglia che stavamo aspettando, purtroppo non sono riusciti a scostarsi da altrettante idee ristrette che non danno spazio al capovolgimento della narrativa. Fateci sapere la vostra opinione a riguardo sui nostri social Instagram e Telegram Facebook e TikTok. Vi ricordiamo che potete vedere Spriggan su Netflix e per altre novità vi invitiamo a seguire Kaleidoverse e il nostro canale YouTube.
Trama quasi inesistente oscurata dai continui combattimenti. La protagonista è senza nome e la sua personalità non viene raccontata fino in fondo e ci lascia con un assaggio di quello che poteva essere un personaggio da cui prendere ispirazione. Punti in più grazie a Joey King che riesce a dare emozioni anche con poco. Se volete vedere un film dove una donna prende a calci tanti uomini, questo fa al caso vostro. Ma senza farvi troppe aspettative su messaggi avanguardisti volti a capovolgere la narrazione di stereotipi. Si tratta di un vero e proprio scontro tra stereotipi.