Dopo il film uscito a dicembre su Netflix, The six triple eight, torna alla regia Tyler Perry e stavolta con un film su Prime Video. State per leggere la recensione di La duplicità, la nuova proposta thriller di Tyler Perry e, siamo sinceri, ci ha stupiti in positivo. Per scoprirne i motivi continuate con la lettura, la recensione sarà spoiler free come sempre.
Per questo film Perry ha messo insieme un cast con prevalenza di persone di colore e questo ha senso dato il messaggio che vuole trasmettere. L’idea di questo prodotto è arrivata dopo una vicenda avvenuta nella sfera privata del regista, non è ispirata ad adesso ma la denuncia al suo interno arriva proprio da quella probabilmente. Potrebbe risultare il solito film con lo stesso messaggio di fondo di altri, rimarrete stupiti dallo scoprire il contrario.
La trama de La duplicità
Marley (Kat Graham) e Fela (Meagan Tandy) sono due amiche, una avvocatessa e l’altra conduttrice televisiva. Entrambe sono sposate, la prima con Tony (Tyler Lepley) e la seconda con Rodney (Joshua Adeyeye). Le cose tra Fela e Rodney non andavano tanto bene e questo Marley lo sapeva bene. Cerca infatti di salvare il rapporto tra i due facendoli parlare durante una colazione a quattro. Un evento tragico sta per abbattersi sulla coppia mettendo inizio a un caso mediatico a livello nazionale.
Durante una corsa mattutine lo sfortunato Rodney, scambiato per un ladro da una donna del quartiere, viene ucciso a sangue freddo da un poliziotto bianco. Caleb (Jimi Stanton), colui che ha sparato, cerca di salvare Rodney sotto lo sguardo vigile del suo collega Kevin (RonReaco Lee). Inutile dire che muore poco dopo in ospedale e il suo caso diventa l’ennesimo in cui un poliziotto bianco uccide un uomo di colore disarmato. I telegiornali vengono monopolizzati dalla notizia ma Marley scoprirà che le cose sono andate diversamente.
Diamo un senso al titolo
Partendo dal fatto che suona meglio in inglese, piccolo dettaglio, proviamo a dare un senso al titolo del film. La duplicità, così come pensata da Tyler Perry e di cui state leggendo la recensione, assume veramente un senso a partire da metà film. Nella prima parte infatti sembra il solito film in cui un bianco uccide un uomo di colore e basta, un prodotto di denuncia sociale.
Ebbene dalla metà in poi arriva il primo plot twist il quale vi farà cambiare anche il modo in cui lo stavate guardando. Un po’ come quando passate dalla posizione mezza sdraiata a quella seduta durante una sessione di gaming impegnativa. Da denuncia sociale, tema che rimane comunque quello principale, a storia di tradimenti peggio che in Beautiful. Chi tradisce chi è compito vostro scoprirlo, noi vi lanciamo solo la pietra ma nascondiamo la mano.
Un tema attuale in chiave thriller
Prima di parlare del rapporto tra coppie, a cui dedicheremo un paragrafo della recensione di la Duplicità più avanti, parliamo del tema principale. Tutta questa storia non starebbe in piedi senza i colpi sparati da Caleb. Non saremmo qui a parlare nemmeno del film il quale risulterebbe solo una storia di tradimenti uno in fila all’altro. Tyler Perry vuole puntare ancora i riflettori su quella che è una vera e propria piaga negli Stati Uniti, alimentata anche dall’odio sempre più presente.
Non si può di certo negare l’esistenza di un problema a cui non c’è soluzione, come un cane che si morde la coda. Un bianco uccide un uomo di colore, la comunità si ribella e cerca di farsi vendetta da sola e uccide un bianco. Sale l’odio, aumenta la voglia di vendetta e il ciclo ricomincia diventando vizioso, senza arrivare mai alla fine. Un modo ci sarebbe, smettendo di buttare benzina sul fuoco ma visto la politica di governo attuale rimarrà sempre un’utopia.
Il tradimento non è mai cosa buona
Un altro tema, il quale viene presentato in maniera parecchio contorta, è il tradimento e non solo inteso tra uomo e donna. La fiducia tra due amiche, il rapporto tra colleghi o semplicemente quello tra Stato e cittadini. Può assumere diverse forme e in La duplicità viene affrontato sotto diverse sfaccettature e anche in maniera forte. Un cittadino si affida alla giustizia per risolvere un torto e se questa viene a mancare?
Anche il rapporto tra Marley e Fela è basato su un forte legame eppure Marley tradisce la fiducia di Fela quando scopre la verità su Rodney. E Kevin cosa nasconde dietro quel baffo e il sorriso da brava persona? Il povero Caleb, accusato di razzismo e delle peggio cose, troverà in Kevin un supporto su cui fare affidamento? Proprio in queste vicende si nasconde la visione di Tyler Perry per farci riflettere sul significato di tradimento.
Un prodotto più che riuscito
Abbiamo accennato della divisione a metà del film, questo però non vuol dire che sia netta. Se la prima parte mette le fondamenta, la seconda costruisce il palazzo e che palazzo oseremmo dire. La svolta cambia totalmente l’idea che ci si fa all’inizio invogliando lo spettatore a cercare di capire ogni minimo dettaglio, per risolvere prima di Marley il mistero. Rimarrete particolarmente stupiti nello scoprire, verso la fine, di non aver capito proprio un bel niente.
Una trama coinvolgente, attori che sanno attirare l’attenzione con sguardi ed espressioni. Il suo dovere è intrattenere e lo fa molto bene lasciando soddisfatto lo spettatore. Non sarà un film degno del Leone d’Oro ma di certo è un ottimo modo per passare una serata sul divano bevendo una tisana o mangiando popcorn.
Le nostre conclusioni su La duplicità
Il thriller di Tyler Perry La duplicità, di cui avete appena letto la recensione, è capace di trasmettere qualcosa su più temi. La trama è ben costruita, gestita al meglio e senza lasciare questioni in sospeso. Il discorso finale di Marley non mette un punto alla questione in cui è stato coinvolto Caleb bensì una virgola. Come se da lì dovrebbe iniziare un nuovo lungometraggio, per affrontare di nuovo tutto il tema di fondo del film.
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Pro
La trama coinvolgente e il suo sviluppo pieno di colpi di scena;
La capacità d’interpretazione degli attori, emotiva e del corpo.
Contro
La lentezza della prima metà potrebbe far perdere la voglia di vederlo allo spettatore troppo impaziente;
Il titolo ambiguo per chi non sa che Tyler Perry è un regista e non uno dei protagonisti.