Ecco, ci siamo: lo spyverse annunciato dai fratelli Russo è finalmente realtà. Certo, si sapeva che Citadel Diana sarebbe arrivata – e a ruota arriverà anche Citadel Honey Bunny, altro spin-off molto atteso – ma poterla vedere fa sicuramente tutto un altro effetto. Perché noi di Kaleidoverse abbiamo potuto vedere i 6 episodi che compongono la serie in anteprima, e ve ne parleremo in questa recensione – che, come sempre, non conterrà spoiler. Prima di continuare vi ricordiamo comunque che Citadel Diana ha debuttato ufficialmente il 10 ottobre su Amazon Prime Video.
Alla regia abbiamo Arnaldo Catinari (Suburra), mentre alla sceneggiatura Carlo Cosio (Smile of hug), Alessandro Fabbri (Il ragazzo invisibile), Ilaria Bernardini (Che cosa vuol dire pensare), Gianluca Bernardini (Ombrelloni), Laura Colella (Breakfast with Curtis) e Giordana Mari (Corpo libero). E nel cast – stellare e quasi completamente nostrano – troviamo invece Matilda De Angelis (La legge di Lidia Poët), Lorenzo Cervasio (Io ricordo. Piazza Fontana), Maurizio Lombardi (The new Pope), Julia Piaton (Non sposate le mie figlie!), Thekla Reuten (Bruges – Nella mente dell’assassino), Daniele Paoloni (Gli occhi di Marilyn), Filippo Nigro (A.C.A.B.), Jun Ichikawa (La migliore offerta) e Giordana Faggiano (Io sono l’abisso). Diamo adesso un’occhiata alla trama.
Citadel Diana: la trama
Italia, 2030: lo stato è militarizzato e Manticore – agenzia di spionaggio – governa sovrana. Quello che nessuno sa, però, è che tra le sue fila si aggira Diana (Matilda De Angelis), una spia di Citadel infiltrata da tempo con un unico obiettivo: la vendetta. La donna infatti si è avvicinata al mondo dello spionaggio cercando i responsabili della morte dei genitori suoi e di Sara (Giordana Faggiano), sua sorella, e li ha trovati: si tratta della famiglia Zani, a capo di Manticore.
Non tutto, però, è andato come previsto nel suo piano di vendetta: per questo motivo anche se sono passati anni dalla caduta di Citadel Diana è ancora all’interno di Manticore e fa il possibile per sopravvivere – e non farsi scoprire. Quando iniziano a muoversi gli equilibri tra le varie sedi di Manticore, però, e una nuova e misteriosa arma fa capolino la spia inizia una pericolosa partita a scacchi con gli agenti nemici, con l’obiettivo di fermarli e ottenere, finalmente, giustizia.
Spettacolare
Dal punto di vista registico Citadel Diana si distacca completamente dalla tradizione nostrana e abbraccia lo stile non solo dello spyverse ma dell’intero genere. Abbiamo lunghi piani sequenza che inglobano il mondo, dando spazio ai luoghi che fanno da sfondo alla vicenda. Ma abbiamo anche primi piani che trasformano i personaggi quasi in icone. Un altro elemento molto importante da questo punto di vista, inoltre, è la scelta di giocare molto con gli specchi e i riflessi, contribuendo ad aumentare l’ambiguità perenne che percorre la serie nella sua interezza.
Per quanto riguarda il cast e la sceneggiatura troviamo una storia originale che si inserisce perfettamente nell’universo creato in precedenza e lo amplia, giocando con le linee temporali e inserendo nella lotta per il potere e il predominio tra Citadel e Manticore un’altra storia, altrettanto avvincente: una storia che sa di vendetta e di emozioni celate con molta fatica. A mettere in piedi tutto questo, un cast quasi completamente italiano che brilla per bravura e intensità e dona alla serie quel tocco di internazionalità patriottica a cui, forse, non siamo ancora così tanto abituati – ma che si rivela spettacolare.
Un futuro sotto stretta sorveglianza
In Citadel Diana molto più che in Citadel si pone l’accento sull’importanza delle emozioni – su quanto possano rivelarsi armi a doppio taglio, soprattutto nel mondo dello spionaggio. Questa costante disciplina emotiva è incarnata in primis da Diana, ma anche dal personaggio di Edo (Lorenzo Cervasio), di spirito idealista e ribelle, in costante disaccordo con la sua famiglia sulla gestione di Manticore. Se, però, guardiamo questo tema da un punto di vista più generale, la situazione diventa assai inquietante.
Una delle prime cose che lo spettatore apprende del futuro prossimo – Citadel Diana si svolge nel 2030 – è che l’Italia, come altri paesi del mondo, è ormai immersa in uno stato di perenne e stringente sorveglianza. Per alcuni questo rappresenta il concretizzarsi di una paura reale e di uno stato di cose che oggi è teoria, materiale distopico. Citadel Diana, tuttavia, nel renderlo reale dimostra anche quanto possa essere facile attuare una situazione simile, in cui la libertà assume contorni molto simili a quelli di una prigione.
Cosa non si fa per la famiglia?
Il secondo grande tema di Citadel Diana è la famiglia, che funge anche da fattore scatenante – nel caso della protagonista – e da parziale ostacolo in alcuni momenti narrativi, ponendo Diana di fronte a scelte difficili che ruotano sempre intorno al desiderio di vendetta e a quello di protezione dei suoi cari. La donna deve infatti percorrere un sentiero solitario che si inoltra sempre più nelle macchinazioni di Manticore, e nel farlo rischia costantemente di perdere il legame con le persone care.
E questo legame si ripropone – altrettanto forte ma anche altrettanto corrotto – nel personaggio di Edo, che in quanto erede di Manticore Italia ha una serie di responsabilità e deve sottostare a una determinata gamma di aspettative da parte dei suoi genitori. E, se da una parte si propone il modello genitoriale – forse un po’ stereotipato – del padre duro ed esigente contrapposto ad una madre amorevole che mette al primo posto i desideri del figlio, è anche vero che nel loro caso il legame familiare non può impedire la lotta per il potere e il controllo dell’agenzia, che soppianta l’importanza della famiglia in quanto tale con l’importanza per il controllo e per il potere.
Le nostre conclusioni su Citadel Diana
Citadel Diana è la naturale prosecuzione di Citadel, e non potremmo esserne più contenti. Non solo perché i fratelli Russo hanno finalmente allargato il loro nuovo multiverso fatto di spie e di intrighi: Citadel Diana è una produzione italiana, con regista, sceneggiatori e cast quasi completamente italiani e una resa che non ha nulla da invidiare alle produzioni statunitensi. E sì, siamo consci del fatto che l’idea di partenza appartenga al mondo oltreoceano, ma il risultato – che si discosta completamente sia dal mondo delle fiction che da quello dei prodotti impegnati – sdogana i campi in cui l’Italia è più promettente e dimostra che possiamo far sentire la nostra voce anche in ambito action, con ottimi risultati.
Ma adesso la lasciamo a voi: vedrete Citadel Diana? Fatecelo sapere con un commento qui su Kaleidoverse, la nostra piattaforma dove ci interessiamo di cinema, serie TV, videogiochi e anime. Non dimenticate, inoltre, di leggere i nostri ultimi articoli, come la recensione del film It’s What’s Inside, quella del primo episodio dell’anime sportivo Blue Box e quella della seconda stagione della serie Gli Anelli del Potere, tornata su Prime Video da poco. Ci leggiamo alla prossima!
Citadel Diana è la naturale prosecuzione di quello è a tutti gli effetti lo Spyverse dei fratelli Russo e che promette di riservarci molte sorprese. La serie TV si articola in 6 episodi e narra di un’Italia futura e inquietantemente sotto controllo in cui si muovono spie e macchinazioni. Lo spettatore segue la protagonista in una tana del coniglio in cui resta incastrata, decisa ad ottenere quello che vuole. La regia calcola bene ogni mossa della cinepresa, prediligendo situazioni in cui i personaggi vengono messi in risalto e incorniciati in sequenze dal significato evocativo, mentre la sceneggiatura racconta una storia che si inserisce perfettamente in quanto già mostrato in Citadel, con un pizzico di novità tutta italiana che fa sognare lo spettatore. Il cast aiuta molto in questo, regalando performance ottime e confermando quanto anche lato nostrano siamo in grado di dare a livello internazionale.