Halloween è alle porte, insieme all’immenso bagaglio di film, serie TV e libri horror che tanto piace rispolverare a ottobre a mo’ di calendario dell’avvento. In fondo, ottobre è il cancello – rigorosamente ricoperto da rami intricati e secchi – dell’autunno, del buio e del freddo che penetra nelle ossa e fa venire i brividi. Netflix, da questo punto di vista, non ci ha mai delusi: The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor e The Midnight Club (uscito proprio quest’anno) ne sono chiari esempi. Nella nostra recensione, però, non ci concentreremo su tali serie TV, bensì su L’Accademia del Bene e del Male, film fantasy disponibile sulla piattaforma dal 19 ottobre.
Questo il primo di una serie di romanzi di Soman Chainani (una saga piuttosto corposa). Il film, diretto e parzialmente scritto da Paul Feig (Last Christmas, Ghostbusters del 2016) è l’adattamento del primo libro. Gli altri nomi che hanno contribuito alla scrittura della sceneggiatura sono quelli di Vanessa Taylor (Elegia americana) e di David Magee (Il ritorno di Mary Poppins). Nel cast, invece, possiamo contare sulle performance di Charlize Theron e di Kerry Washington unite a quelle di Sophia Anna Caruso e di Sofia Wylie, ovvero le nostre protagoniste.
La trama de L’Accademia del Bene e del Male
In un mondo lontano e immaginario seguiamo la storia di Sophie e di Agatha, migliori amiche inseparabili e l’una l’opposto dell’altra. Entrambe sono delle escluse nel loro villaggio, solo che mentre Agatha riesce ad andare avanti a testa alta ignorando le voci dei suoi detrattori, Sophie è stanca e vorrebbe una vita diversa. Una vita diversa e avventurosa, come quelle dei personaggi delle fiabe da lei tanto amate. Un giorno, arrivata al limite, decide che è arrivato il momento di andarsene, e così ci prova. Agatha, però, è contraria e cerca di impedirglielo. Così, mentre le due bisticciano, le loro vite cambiano.
Le due ragazze si ritrovano in un altro mondo, in una scuola enorme e misteriosa: l’Accademia del Bene e del Male. Lì le due vengono separate: Sophie finisce nell’Accademia del Male, mentre Agatha in quella del Bene. Sconvolte, le due cercheranno di capire come funziona la scuola e, soprattutto, come rimettere a posto le cose, dal momento che entrambe pensano si tratti di un errore. La stessa cosa non pensano però le loro insegnanti, Clarissa Dovey e Lady Lasso, né tantomeno il preside. È così le due ragazze si impegnano a dimostrare di avere ragione, muovendosi tra abiti vaporosi e strani individui che non dovrebbero essere lì.
Siamo tutti storie in fondo
Il mondo in cui Sophie e Agatha finiscono è il sogno proibito di ogni amante dei libri: una dimensione in cui le fiabe sono reali (C’era una volta vi dice niente?) e dove esiste addirittura una scuola appositamente concepita per istruire i futuri eroi e i futuri cattivi delle fiabe. Il mondo dell’opera di Chainani è incantevole e fa riferimento (inconsciamente) a quello che gli spettatori si sono abituati a vedere nel corso degli anni: atmosfere vagamente oniriche, molta natura, abiti antichi e stravaganti. L’incanto però inizia già dai primi secondi, quando siamo ancora nel villaggio delle ragazze (in un probabile Medioevo).
Infatti le nostre due protagoniste rientrano largamente nella trafila degli stereotipi che ci faranno compagnia nel corso del racconto, formando due belle storie tutto sommato di cui già si immagina il finale. Probabilmente la vicenda gioca proprio sulla sicurezza dello spettatore e sulla comodità che lo pervade osservando i primi venti minuti di film, in cui tutto è come dovrebbe essere. Proprio quando, però, il tracciato sembra essere definito, ecco che manca il terreno sotto i piedi e gli stereotipi iniziano, molto lentamente, a essere smontati, creando qualcosa di nuovo e apprezzabile.
Tecnicamente parlando
Dal punto di vista tecnico il lungometraggio potrebbe essere tutto sommato migliore. I movimenti della camera sono giusti e seguono fedelmente le azioni degli attori, ma la tecnica dello slowmotion viene forse impiegata troppo, facendo storcere il naso. Il vero problema del film, però, è il connubio tra la CGI e la fotografia. Se, infatti, da una parte la luce troppo intensa potrebbe rispecchiare proprio la dimensione da sogno in cui il film è ambientato, l’esaltazione della luminosità acceca e rende grottesco l’uso della computer grafica, che non è esattamente un granché, ma finisce con l’essere totalmente finta e pacchiana proprio a causa dell’effetto riflettore sparato.
D’altro canto, la colonna sonora richiama molto il lato adolescenziale della pellicola, con riarrangiamenti di brani molto famosi (come Toxic di Britney Spears) e i costumi, per quanto stereotipati e palesemente ispirati all’immaginario delle principesse Disney e dei rispettivi antagonisti, non sono affatto brutti. L’importanza data al comparto trucco e parrucco potrebbe forse nascere dall’indole di Sophie e dall’importanza quasi maniacale che i buoni di questo universo sembrano dimostrare (per essere buono bisogna essere forzatamente belli; chi ha mai visto un eroe brutto?) nei confronti proprio delle apparenze.
Teen movie
Prima di sollevare alcune riflessioni sui significati di questo film bisogna prendere un bel respiro, stiracchiarsi e farsi una bella e sonora risata. Non perché si tratti di una commedia, attenzione: bisogna ridere e prendere L’Accademia del Bene e del Male semplicemente per quel che è: un teen movie. Carino, spiritoso e molto adolescenziale, mascherato da avventura fantasy, eppure un teen movie, con l’ovvio ventaglio di cliché che questo comporta. Migliori amiche divise da un litigio, i soliti gruppetti tipici della scuola, il bel ragazzo di turno incredibilmente affascinante e motivo di rivalità…
Tutto estremamente familiare. La contaminazione del fantastico, però, trasforma quanto già si sa e gli dà una nuova veste, a dir poco magica. Alcune dinamiche vengono rinforzate, come per esempio il gruppetto di compagne che non riescono ad accettare l’arrivo della nuova studentessa, ma dopo i primi minuti – che servono allo spettatore a riconoscere lo schema – la situazione cambia, si dinamizza e cambia con un ritmo diverso e molto più naturale. Uno dei pregi de L’Accademia del Bene e del Male, infatti, è quello di saper usare sapientemente questo genere per trasmettere messaggi importanti e universali, che forse gli adulti più dei ragazzi dovrebbero accettare.
Ideologie e nuovi orizzonti
In un film che ha nel titolo le parole “bene” e “male” i temi sembrano essere tracciati già prima della visione. Il discorso in questo caso è però più complicato. Oltrepassando queste due granitiche colonne, infatti, si apre di fronte agli occhi dello spettatore un universo molto più sfumato, che si allontana dall’immaginario classico legato alle fiabe e al “vissero tutti felici e contenti” (tranne se sei un cattivo, ovvio). La cosa più evidente, da questo punto di vista, è lo stravolgimento dei due poli del giudizio umano, che avviene fin dall’inizio della pellicola, quando vediamo le nostre protagoniste essere smistate nelle accademie che sembrano loro meno consone.
Come si vede, le nostre eroine fungono un po’ da pomo della discordia e rompono l’equilibrio di questa scuola che ricorda per certi versi Hogwarts e per altri Alfea, la scuola delle Winx (senza scherzi). La rottura creerà crepe sempre più profonde, mettendo in dubbio il sistema sul quale si regge il funzionamento dell’accademia ed evidenziando anche alcuni temi importanti. Non solo, infatti, viene spazzato via il cosiddetto manicheismo etico (i buoni vincono, i cattivi perdono perché, guarda un po’, sono cattivi), ma viene anche evidenziata una certa ipocrisia di fondo nel sistema educativo delle insegnanti, che sanno perfettamente di educare i loro ragazzi alla superficialità.
Il vero amore
Un altro passaggio importantissimo e che non può essere ignorato riguarda l’amore, componente fondamentale nella maggior parte delle fiabe. A Sophie e ad Agatha viene insegnata fin da subito l’importanza del vero amore e del bacio del vero amore, usato come potente incantesimo in grado di sconfiggere il male più oscuro. In merito all’amore vengono sollevate molte domande: i cattivi sono forse incapaci di amare, dal momento che solo i buoni sembrano avere accesso al vero amore? Può esistere davvero un solo tipo di amore, quello assoluto e accecante? E questo amore può giustificare le azioni a volta malvagie che i buoni – sì, proprio loro – mettono in atto per il loro lieto fine?
È Agatha a porsi molte delle domande, ed è grazie alle sue riflessioni e alla sua testardaggine che si arriva alla conclusione e all’accettazione di un fatto molto semplice, che si tende a dimenticare: l’amore romantico è solo uno dei tanti tipi di amore; cosa ne è infatti dell’amicizia? Non è forse anche quest’ultima una forma altrettanto potente di amore? Già Frozen – il film della Disney – aveva sdoganato l’esistenza di altre tipologie di amore. L’Accademia del Bene e del Male lo sottolinea con forza, perché mette al centro il profondo legame tra due amiche anziché l’attrazione per Tedros, il bell’aspirante re di Camelot.
Un po’ di cadute
Come detto sopra, L’Accademia del Bene e del Male è un teen movie fantasy. Il connubio tra questi due generi dà vita a una trama bordeline, la quale cammina sul filo del rasoio riuscendo a restare in equilibrio molto bene. Questo però non significa che non ci siano degli scivoloni, soprattutto dal punto di vista del montaggio di alcune scene capaci di snaturare un po’ il film. La sequenza della lenta accettazione di Sophie di ciò che sembra in realtà essere, infatti, è una lunga sequela di cambiamenti inframezzati da molte scene realizzate in slowmotion. Nulla di straordinario, anzi: si tratta di scene piuttosto comuni nei teen movie.
Il problema è che il montaggio ha calcato un po’ troppo la mano su queste scelte stilistiche, trasformando alcuni punti del film in puri e semplici meme, o in scenette scadenti e molto sopra le righe che ricordano per certi versi i cartoni animati. Questi scivoloni tecnici rovinano l’atmosfera fiabesca e la serietà infusa nel corso degli eventi, soprattutto per quanto riguarda l’inclinazione metaforica di Sophie nei confronti della malvagità e la comparsa dell’antagonista.
Le nostre conclusioni su L’Accademia del Bene e del Male
Vedere o non vedere L’Accademia del Bene e del Male? Vedere, sicuramente, se cercate un fantasy in grado di stupirvi (almeno un po’). Se, poi, siete ex-potteriani, potreste davvero prenderci gusto, immaginando in quale delle due accademie potreste finire e quali poteri potreste avere. In fondo, è sempre un buon momento per ritornare sui banchi di scuola… o per immaginarne una che sia almeno un po’ più divertente di quella reale. Inoltre, vista l’atmosfera da brivido di Halloween, potreste attingere a piene mani dai costumi dei personaggi per dare al vostro “dolcetto o scherzetto” un tocco di glamour (che non guasta mai, come Sophie ci insegna).
Speriamo (visto il finale, che non vi spoileriamo) in un sequel, e il prima possibile. Vogliamo essere fiduciosi e credere che un probabile secondo capitolo aggiusti i piccoli difetti visivi che abbiamo individuato, dandoci creature fantastiche e scenari molto più realistici. Noi vi invitiamo, in attesa di notizie, a leggere altre recensioni su Kaleidoverse e a seguirci sui social. Se, poi, avete voglia di fare due chiacchiere con noi, potete iscrivervi sui nostri canali community (Facebook e Telegram), dove discutiamo delle ultime tendenze videoludiche e cinematografiche.
L'Accademia del Bene e del Male è un film perfetto per il periodo di Halloween. Fantasy dai toni medievali e fiabeschi, dà molta più fraschezza di quanto si potrebbe immaginare. In un mondo lontano dal nostro due ragazze devono vedersela con una bizzarra scuola e con il piano malefico di un essere del passato che non si è arreso. Tra atmosfere da sogno, forse un po' troppo saturate da una fotografia molto luminosa, e costumi eleganti e calzanti, le nostre due eroine si muovono in una trama che rivede e corregge moltissimi sterotipi presenti nel genere, divertendo e soddisfacendo lo spettatore.