Qualche tempo fa, nella rubrica psicologica di Kaleidoverse, abbiamo commentato il film Ragazze Interrotte, la cui trama si svolgeva all’interno di un manicomio femminile, quindi perché non approfondire il tema spostandoci in un manicomio maschile? Inside a Mind oggi vi porterà nel mondo di Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, pellicola uscita nel 1975, ma che di recente è stata approfondita tramite la serie originale Netflix Ratched, spin-off del film. Protagonista di tale opera è Jack Nicholson, a cui il ruolo del matto calza sempre a pennello. L’opera si basa sull’omonimo romanzo di Ken Kesey, il quale lo scrisse in seguito alla propria esperienza da volontario all’interno del Veterans Administration Hospital di Palo Alto, in California. Addentriamoci in questo ospedale psichiatrico in un articolo, naturalmente, privo di spoiler.
Il manicomio
La pellicola è ambientata all’inizio degli anni sessanta; il titolo fa riferimento a una delle espressioni statunitensi usate per indicare il manicomio – il nido del cuculo. Il film inizia quando nell’ospedale psichiatrico arriva un uomo di nome Randle McMurphy, incarcerato per aver violentato una minorenne (anche se a detta sua la ragazza aveva affermato di essere maggiorenne). Il protagonista sarà quindi forzato a rimanere in questo luogo, a meno che i medici non stabiliscano che non ha niente che non va. McMurphy però non ha intenzione di non passare nell’occhio: inizierà a provocare vari guai nella struttura, soprattutto mettendosi contro l’infermiera a capo del suo reparto Ratched, donna che sotto un’apparenza di freddo ma gentile distacco, in realtà comanda con il pugno di ferro. Potremmo quasi definirla una Dolores Umbridge in divisa bianca invece che rosa.
Nel manicomio incontreremo una serie di altri personaggi, molti dei quali sembrano essere chiusi lì per motivi più che ragionevoli. In base a una conversazione avuta durante una riunione giornaliera, in cui i vari pazienti parlano con le infermiere in gruppo, sembra che uno di questi sia uno stalker; uno un violento… quelli rilevanti sono Billy, un ragazzo affetto da balbuzie, e Bromden, soprannominato dal protagonista Grande Capo, un uomo molto corpulento e sordomuto. Il primo è fondamentale perché ci fa capire il ruolo dell’ospedalizzazione: dopo aver acquisito un minimo di fiducia in se stesso, egli riuscirà a parlare, anche se per poco, senza balbettare, ma smontato da poche affermazioni dell’infermiera ricomincerà subito.
Due facce di una medaglia
I personaggi più di rilievo in Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo saranno proprio McMurphy e l’infermiera. Il primo è convinto che passato un certo periodo di tempo potrà tornare a casa, per questo motivo non si preoccupa minimamente di comportarsi bene o male. Inizia a scommettere le sigarette con i compagni, non prende le medicine, organizza anche un’uscita clandestina portando gli altri a pescare; quando gli viene negato di guardare una partita di baseball incita gli altri a rompere una finestra… insomma, è colui che porta una serie di cambiamenti all’interno del manicomio. Sotto un certo punto di vista ciò è positivo, perché riesce trasmettere un minimo di allegria a persone che fanno ogni giorno la stessa cosa e, in pratica, hanno smesso di vivere. Sotto l’altra faccia della medaglia, attirando l’attenzione dell’infermiera Ratched, mette nei guai se stesso e l’intero gruppo.
Mildred Ratched è un personaggio incredibilmente ambiguo all’inizio, ma presto verrà fuori la sua natura. Il suo odio nei confronti di McMurphy è palese; è una dittatrice a cui non interessa minimamente perseguire il bene di questo paziente, tanto da comprendere che lui non è un pazzo – potrebbe meritare la prigione per ciò che ha fatto, ma di certo non il manicomio – ma decidendo di tenerlo chiuso lì perché tra loro è iniziata una specie di sfida: lei impone regole e lui vuole romperle. Nascondendosi dietro il potere che detiene e dietro un finto interesse verso i pazienti riesce a fare qualsiasi cosa, ma il suo primario interesse è rendere la vita difficile a McMurphy, per riuscire a piegarlo alla sua volontà come riesce con tutti gli altri. Ciò almeno all’inizio: seguendo l’esempio del compagno, anche gli altri impareranno a capire che nonostante il luogo e le condizioni in cui si trovano, hanno dei diritti e possono avanzare pretese.
Una terapia sbagliata
Le sedute di terapia di gruppo rappresentano senza dubbio le parti più interessanti di Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, in cui vediamo tutto ciò che circonda la storia di Nicholson. In questi momenti sono i pazienti a essere al centro e vediamo caratterizzati personaggi secondari, profondamente studiati dagli attori che, per fare ciò, hanno partecipato a delle vere sedute di psicoterapia assieme a dei pazienti. Nella prima in particolare, vediamo tutti essere in un primo momento calmi, anche se nessuno risponde alle domande dell’infermiera, ma basta che uno solo di loro apra la bocca per dire poche parole e gli altri reagiscono in modi molto inappropriati, trasmettendoci la sensazione che abbiano davvero dei problemi psichiatrici. Al contempo vediamo come l’infermiera sia assolutamente negata nel suo lavoro, ed è questa la critica che il film vuole portare: il problema degli ospedali psichiatrici.
Rached sembra essere convinta che il modo migliore di trattare i suoi pazienti sia quello di imporre regole rigide: quando essi iniziano a fare scommesse usando come denaro le proprie sigarette, infermiera “risolve” il problema che si sta creando chiudendo la stanza dove queste bische clandestine avvenivano e razionando le sigarette di tutti. Se da una parte gli attori riescono a trasmetterci perfettamente le malattie dei personaggi, al contempo la donna rappresenta tutto ciò che c’è di sbagliato nel trattamento sanitario, non curando davvero nessuno ma limitando i comportamenti di questi in modo che i sintomi non abbiano la possibilità di venire fuori. Il suo scopo è limitare la libertà, come se – ad esempio – volessimo curare un uomo con la tremarella paralizzandolo in modo che non possa più tremare.
Un finale perfetto
Il finale del film è a dir poco spettacolare. Trasmette un grande senso di angoscia e tristezza, ma al contempo una cruda realtà. In queste scene vedremo quale sarà il destino di McMurphy, quali sono le conseguenze dei suoi comportamenti nel momento in cui non è più lui l’autore del suo destino, ma solamente i vari medici che lo circondano. Il simbolo di speranza si sposta totalmente, è infatti non tramite Nicholson che vedremo la fine, ma dal punto di vista dell’uomo sordomuto, che, come gli altri pazienti, è riuscito ad acquisire più coraggio e voglia di vivere grazie a McMurphy. In conclusione possiamo dire che Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo è un film che merita i premi che ha vinto. Non è privo di errori, ma il messaggio che manda è forte, gli attori sono bravi e tutto è stato studiato davvero bene per rendere al massimo la storia. Sperando di avervi convinti, vi invitiamo come sempre a rimanere aggiornati sulle novità – e non solo – del mondo cinematografico seguendoci sul nostro sito ufficiale e unendovi al nostro canale Telegram.