Vi è mai capitato di guardare un anime, un film o una serie che, nonostante il passare del tempo, vi sia rimasto dentro lasciando un marchio indelebile? A me sì, ed è successo con Fruits Basket. La prima volta che ho visto quest’anime ero in piena adolescenza e rimasi completamente folgorata dall’infinita profondità e dolcezza di quest’opera in grado di toccare tematiche complesse e per alcuni tratti strazianti, con una delicatezza tale da riuscire inevitabilmente a penetrare nel cuore dello spettatore. Il manga nasce dall’artista Natsuki Takaya e viene pubblicato in Giappone sulla rivista Hana to Yume dal 1998 al 2006, vincendo nel 2001 il premio Kodansha nella categoria shōjo. Nello stesso anno viene trasmesso il primo adattamento animato, prodotto dallo Studio Deen, fedele solamente in parte al fumetto risultando quindi incompleto.
La speranza di tutti i fan che un titolo del genere ottenesse una serie degna del suo calibro è stata assolutamente appagata grazie al reboot partito nel 2019 e suddiviso in tre stagioni, l’ultima delle quali si è conclusa a giugno 2021. Ad ampliare e illeggiadrire gli avvenimenti dell’anime è il film Fruits Basket Prelude, che approda proprio oggi nelle sale cinematografiche giapponesi. Infatti la pellicola è costituita da diversi momenti dove non solo viene presentata la storia dei genitori di Tohru, fin dal loro primo incontro, ma anche un rivisitazione degli accadimenti a noi noti dal punto di vista di Kyo per concludersi infine con scene inedite realizzate appositamente dall’autrice. Vogliamo quindi approfittare dell’uscita del nuovo lungometraggio per fare un’incursione nel mondo di Fruits Basket, ripercorrendone la storia e analizzandone i punti principali.
Quando la neve si scioglie, arriva la primavera
La trama di Fruits Basket è apparentemente semplice e lienare, ma in realtà è realizzata con la finezza tipica del trompe l’œil, dove con una perfetta padronanza delle svariate sfumature intrinseche dell’opera la Takaya è riuscita a dipingere dei soggetti in modo così realistici, da far sparire alla vista la tela di irrealtà su cui sono dipinti. Le vicende ruotano intorno a Tohru Honda, una liceale che a causa di un incidente stradale si ritrova a perdere l’unico genitore che le restava: la sua amata mamma Kyoko. Per una serie di circostanze, pur di non pesare sulle spalle del nonno, decide di vivere temporaneamente in una tenda in un bosco. Una mattina però, percorrendo il sentiero per andare a scuola, la sua attenzione viene catturata da delle curatissime statuette dei dodici animali dello zodiaco adagiate sulla veranda di una sontuosa casa.
Avvicinandosi inconsciamente per dare uno sguardo più ravvicinato, viene sorpresa da un affascinante uomo a cui poi si unisce un regale ragazzo, ben noto alla nostra protagonista. Ci imbattiamo così nei primi due membri della famiglia Sohma, rispettivamente Shigure e Yuki. Da qui in poi si susseguono determinati eventi per i quali Tohru viene accolta dai due e inizia a vivere con loro. Ben presto gli equilibri appena posti vengono frugati dall’irruente comparsa di un altro membro della casata: Kyo. Ciò determina la scoperta da parte di Tohru del segreto dei Sohma: alcuni componenti sono afflitti da una maledizione per cui quando abbracciano un persona del sesso opposto si trasformano nell’animale di appartenenza allo zodiaco cinese.
Sarà proprio questa condizione a determinare l’incommensurabile sofferenza dei personaggi che pian piano, attraverso un’egregia caratterizzazione, impariamo a conoscere e amare. Uno dei fattori che rendono quest’opera così intensa è proprio il processo di accettazione dei protagonisti che gradualmente prendono consapevolezza che avere un posto nel mondo, desiderare una vita normale e legarsi agli altri, non sono solo fantasie utopistiche ma possono divenire realtà, spezzando così le catene del terrore e dell’odio che attanagliano le loro esistenze.
Ognuno di noi ha una prugna Umeboshi
Fruits Basket è un capolavoro a trecentosessanta gradi e ciò che lo differenzia e contraddistingue è la presenza di innumerevoli insegnamenti di vita. La descrizione di contesti familiari crudi, in cui la sensazione di inadeguatezza e rifiuto sovrasta ogni tentativo di approvazione, il sacrificio in nome dell’altro e il risentimento derivato da nocivi paradigmi, sono solo alcune delle tematiche che vengono accolte e districate attraverso i gesti e le parole di Tohru. Uno dei tanti momenti esplicativi dell’opera è quando la protagonista cerca di far comprendere a Kyo che è inutile ed esasperante invidiare qualcun’altro, perché ognuno di noi ha delle sue peculiarità. Vedere quelle altrui è solo più facile e istintivo.
“Se paragoniamo gli uomini a un onigiri e le qualità che essi considerano buone a una umeboshi queste si troverebbero sulla loro schiena! Ciò significa che tutte le persone possiedono una umeboshi! Essa è diversa in forma, colore e gusto da individuo a individuo! Proprio perché si trova sulla schiena nessuno può vedere la propria, per quanto stupenda sia!”
L’attualità di certe dinamiche è di una realtà disarmante, ragion per cui l’emotività che scaturisce nello spettatore è sincera e positiva. Può la gentilezza lenire le ferite? Il tendere la mano a una persona in difficoltà può davvero aiutarla? La risposta a queste domande è assolutamente sì, e la corrispettiva salvezza che ne deriva diventa il nuovo cardine di un percorso atto a riprendersi la propria vita in mano, consci che il tepore anche di un piccolo gesto è in grado di dissipare le tenebre più oscure.
Fruits Basket e la potenza di un fiore
Il senso di solitudine è un sentimento che accomuna tutti i personaggi di Fruits Basket, anche la protagonista. A discapito di ciò che sembra è in primis Tohru a portare il segno di indelebili cicatrici dovute alla scomparsa prima del padre e poi della madre. Più si affeziona ai Sohma, in particolar modo a Kyo, più la paura di restare nuovamente sola prende gradualmente possesso del suo cuore, risvegliando contemporaneamente emozioni fino a quel momento celate. La voglia di rendere libere le persone che ama, distruggendo tutti i malsani vincoli relativi alla maledizione, fa sbocciare in lei il fiore scarlatto dell’egoismo che le dà la forza e la tenacia di lottare sia per gli altri che per se stessa.
Questa maturazione psicologica definisce un ulteriore nota distintiva di Fruits Basket dove proprio il personaggio femminile, con tutte le sue fragilità e insicurezze, riesce a compiere azioni il cui impatto impetuoso dissesta tutti gli equilibri posti fino a quel momento. La cura e il calore con cui avvolge i cuori affranti dei tredici membri dello zodiaco e il coraggio che dimostra nel farlo, andando contro perfino a qualcosa di mistico e trascendentale, ricrea quella confort zone che dovrebbe essere tipica di un ambiente familiare, in cui ci sostiene sempre e indistintivamente. Sarà proprio questa violenta gentilezza la chiave che aprirà la porta di ognuno di loro verso un futuro diverso, più luminoso e felice.
Le nostre conclusioni su Fruits Basket
Fruits Basket è uno di quei titoli che almeno una volta nella vita andrebbero visti, perché fa veramente bene all’anima. Inoltre, la magistralità con cui vengono alternati sketch esilaranti con scene agrodolci non smettono mai di sorprendere. Non ci sono momenti statici e soprattutto grazie al nuovo adattamento animato, il pubblico viene completamente coinvolto e risucchiato all’interno dell’opera. E voi cosa ne pensate? Nella speranza che il film possa arrivare presto anche qui in Italia, vi invitiamo a continuare a seguirci tramite il nostro sito Kaleidoverse e i nostri canali social Instagram e Telegram, per non perdervi nessuna novità sul mondo di Anime&Manga e tanti altri articoli interessanti.