Cari lettori bentornati! Eccoci di nuovo insieme per l’appuntamento settimanale dedico alla seconda parte di The Case Study of Vanitas. Lo scorso episodio è stato intrinseco di pathos, determinato da una buona dose di audacia e rivelazioni. Il cardine sul quale si sono sviluppati gli eventi è riconducibile alla notte passata insieme da Jeanne e un avvelenato Vanitas. Per la prima volta abbiamo assistito alla vulnerabilità dell’uomo, sguarnito senza la sua solita maschera di imperturbabilità. Un particolare dettaglio ha sicuramente faccio breccia nel cuore del pubblico, ovvero la visione, sul corpo del ragazzo, delle indelebili tracce di un passato al dir poco nocivo.
Vi ricordiamo infatti che nelle ultime puntante della prima stagione è stata esposta una parte dell’infanzia del protagonista. A quel tempo il numero 69 era il suo identificativo all’interno del gruppo di cavie del dottor Moreu, un folle scienziato il cui fine è trasformare dei normali esseri umani in vampiri. Esperimenti e torture erano all’ordine del giorno, fino alla comparsa del vampiro della luna blu che distrusse il macabro laboratorio e portò con se due ragazzini, per l’appunto il nostro eroe e anche un certo Lou. Tenete bene a mente questo nome, perché fin ora non sono stati svelati molti dettagli sul suo conto, ma sicuramente ha una grande valenza ai fini della storia.
Chloé D’Apcher, una candida Bête?
Torniamo all’analisi delle importanti informazioni apprese nella seconda puntata. Nel pieno dell’atmosfera “due cuori e una capanna” anche Jeanne abbassa la guardia, e confida a Vanitas di aver incontrato già in passato la bête. Comincia così un breve flashback che ci riporta a diversi anni prima, quando ancora non esisteva la strega del fuoco infernale e al suo posto c’era una piccola e dolce vampira. scopriamo così che Jeanne per un periodo, insieme a Lord Ruthven, era solita frequentare un castello, al cui interno viveva una figura dalla bellezza talmente eterea da sembrare quasi una fata.
Il personaggio in questione è Chloé, la celata figlia della potente famiglia dei marchesi D’Apchier. Al termine della scena retrospettiva la Bourreau racconta di essere stata in seguito inviata a Gévaudan con l’incarico di sterminare la feroce bestia, ma di aver fallito la missione, immobilizzata dal sospetto che al di là di quei denti aguzzi fosse in realtà dissimulata l’affezionata ragazza. Ma sarà davvero lei l’artefice di tante uccisioni? In tutto questo non dimentichiamo che proprio in compagnia di quest’ultima c’è Noè, portato privo di sensi nell’imponente dimora della nobile.
The Case of Study Vanitas 2: Recensione Episodio 3
Lo scoccare della terza puntata, sancisce anche l’inizio di un nuovo volume del manga, precisamente il sesto, che teniamo a precisare essere edito in Italia da Star Comics. Ritorniamo quindi dal nostro Archiviste che si ritrova al centro di una situazione alquanto irrazionale, costretto inoltre alla presenza dell’oscura e insidiosa ombra che accompagna sempre ogni vampiro maledetto: Naenia. Questo comprova l’indubbia natura della bête, ma non chiarisce la controversia sulla sua identità. Decisivo sotto molti punti di vista, l’episodio fornisce una moltitudine di informazioni che vanno da un approfondimento del personaggio di Jean-Jacques, l’esposizione degli importanti studi della famiglia D’Apchier, fino alla ripresa, e proseguo, del flashback anticipato da Jeanne, vissuto però dal punto di vista di Chloé.
Contemporaneamente Vanitas, insieme a Jeanne, Dante e Johan, si sta recando al castello per recuperare Noè, e non solo. Gli ingranaggi della trama sono tutti in moto e il raggiungimento di un punto culminante sembra sempre più prossimo. Si conclude così il nostro appuntamento settimanale dedicato a The Case Study of Vanitas, disponibile in streaming sulla piattaforma Crunchyroll. Noi, come sempre, vi aspettiamo con tanti articoli, fra cui un interessante approfondimento sulla reale vicenda della Bestia del Gévaudan, sul nostro sito Kaleidoverse e su i nostri canali Telegram e YouTube.