Torna come ogni lunedì la rubrica dedicata ai Kdrama coreani, e con l’anno nuovo iniziamo un nuovo approfondimento davvero molto interessante su una serie colossale e grandiosa, un fantasy che ricorda molto su certi aspetti il Trono di Spade, di cui la serie ha preso molto spunto creando poi qualcosa di veramente unico, a partire dalla trama, le razze e le ambientazione. Sto parlando di Arthdal Chronicles, una storia difficile da inquadrare bene all’inizio, e soprattutto ricordare tutti gli intrecci e gli intrighi che si vanno susseguendo mano mano nelle varie puntate (alquanto lunghe dato che superano alle volte anche i 60 minuti), ma ne vale decisamente la pena vederlo. La serie è recuperabile su Netflix e si compone di 18 episodi; alla fine della prima stagione era stata annunciata una seconda, poi rinviata a causa del Covid-19.
La divisione di Arthdal Chronicles
Arthdal Chronicles è il primo dramma in costume antico coreano diretto da Kim Won Seok (Misaeng) e prodotto da Studio Dragon (Love Alarm). È probabilmente una delle produzioni più ambiziose di sempre nel mondo drammatico coreano, con il suo cast costellato di stelle, girato in Brunei e un enorme budget stimato di $ 53 milioni ($2,9 milioni per episodio contro la media di $500.000 per episodio), il più alto in assoluto per qualsiasi dramma che lo ha preceduto. Arthdal Chronicles è un dramma ambientato nella mitica terra di Arth durante l’età del bronzo. La prima stagione è divisa in tre parti principali con sei episodi ciascuna:
- Prima parte: Figli della profezia (episodi 1-6)
- Seconda parte: Il Capovolgimento del Cielo (episodi 6-12)
- Terza parte: Il preludio di tutte le leggende (episodi 13-18)
Forgiato da molte tribù, gli spettatori sono portati in un viaggio attraverso l’ascesa della grande città di Arthdal, così come il potere e le lotte territoriali vissute dai personaggi che li guidano. È stato scritto dal duo di veterani Kim Young Hyun e Park Sang Yeon (Tree with Deep Roots) ed esplora le idee sulla nascita delle civiltà moderne. Ci conduce attraverso i primi concetti di tribalismo, leadership, religione e altre lezioni di umanità relative a virtù, potere e corruzione.
La storia ruota attorno ad una profezia
Il dramma ruota attorno alle lotte di potere, all’amore e alla crescita all’interno di quattro personaggi nell’antica città di Arth, la capitale di Gojoseon. Il giorno in cui è nato Eunseom (Song Joong Ki) è apparsa una stella blu, che nella profezia di Arthdal significa che può portare una catastrofica maledizione sulla terra. Sua madre ha combattuto per salvarlo, ed egli cresce attraverso ogni sorta di avversità, tornando dopo anni ad Arthadal per compiere il suo destino. Tagon (Jang Dong Gun), è un eroe di guerra di Arthdal; ha aperto la strada affinché Arthdal diventi una nazione molto prospera, ed è la persona più potente della serie, nessuno osa mai interrogarlo ed è ammirato quanto temuto. Sogna a lungo di diventare il primo re della città.
Tanya (Kim Ji Won) è nato con la stessa sorte di Eun Sum, e i loro destini sono intrecciati. Ha anche attraversato molte avversità nel corso della sua vita, ed è molto chiara su quale sarà la sua missione: la sua più grande ambizione è diventare una politica. Taealha (Kim Ok Bin) infine è una donna che è l’ultima discendente dei Noeantal, una razza completamente diversa dagli umani; la sua ambizione non conosce limiti.
Un filo conduttore che lega tutti
“Il tuo nome ti lega” è il fondamento di Arthdal Chronicles. Questo è il motto della serie e ogni singolo tema presente nel dramma è costruito su questa premessa. I personaggi rimangono fedeli a questa linea, sia che si tratti di capire chi sono veramente e qual è il loro scopo sia che debbano combattere per proteggere e difendere le loro identità. La trama si basa principalmente sulla tendenza umana a formare le proprie identità e alleanze con altri di origini, tratti fisici, debolezze, abilità e abitudini simili. Ironia della sorte, tuttavia, una volta che abbiamo ristretto tutto, ci mostra come gli esseri umani possono separarsi ulteriormente in gruppi ancora più piccoli e alla fine voltarsi contro i propri a causa delle variazioni di esperienze, credenze e pratiche.
La serie inizia presentandoci due razze/specie nella terra immaginaria di Arth, i Saram (che si traduce come “popolo” in inglese dal coreano) e i Neanthal. Da una parte, abbiamo i primi che sanguinano rosso, sono più intellettuali, parlano coreano ma non sono in grado di sognare e non sono fisicamente sviluppati come i secondi. Dall’altro lato, abbiamo i Neanthal (derivati da ‘Neanderthal’), che sanguinano blu, parlano una lingua diversa (curiosità: è coreano parlato al contrario con una tonalità aggiunta per differenziarsi) e sono più sviluppati fisicamente dei Saram nella loro forza, velocità e capacità di vedere al buio. Dopo che un accordo è andato male, i Saram decidono che non gli piacciono i Neanthal, quindi iniziano una guerra per dare la caccia all’altra razza fino a quando la loro intera popolazione non si riduce a zero. Alla fine della guerra, i Saram dichiarano la loro vittoria e iniziano a costruire la città di Arthdal sulla base della loro supremazia appena fondata.
Superbe rappresentazioni e sete di potere
I viaggi dei personaggi principali di Artdhal Chronicles hanno portato un effetto penetrante nel cuore: un impronta indelebile viene lasciata da Eunseom, Tanya, Tagon, Taealha e Saya, attribuiti al mondo immaginato di raggiungere il potere di proteggere le persone. Imbeccabili le interpretazioni di Jang Dong Gun (Tagon) e Kim Ok Bin (Taealha) che hanno portato stabilità ed equilibrio nella storia, anche con gli attori più giovani che interpretano gli altri due ruoli principali. La relazione dei due amanti (Tagon e Taealha) che sono costantemente maltrattati dei loro padri, trovano la forza di suppotarsi avvicenda con le loro tristi storie ed esperienze che subiscono all’interno del dramma. La complessità di questi due personaggi vi porterà a odiarli e amarli allo stesso tempo.
Un altro tema principale del dramma ruota attorno alla portata dell’avidità umana per l’affermazione e il potere. I nostri due personaggi principali, Tagon (Jang Dong Gun) ed Eunseom (Song Joong Ki) lottano per essere accettati e amati rispettivamente dalle loro famiglie e tribù. Durante la serie vediamo i modi in cui operano per affrontare le loro lotte personali, come questo le cambia e cosa fanno con le lezioni che hanno imparato entro la fine della prima stagione. Ci sono molte ragioni per cui si può desiderare il potere, sia per se stessi che per la propria gente, per il bene o per il male. La scrittura prosegue mostrando entro la fine della prima stagione che il proprio desiderio di potere potrebbe non essere sempre alla ricerca di cose malvagie – per la maggior parte, è un meccanismo di coping usato dai nostri personaggi per proteggere se stessi (e la loro gente) dal pericolo e male. Il concetto di leadership scelto è uno degli ultimi temi principali di questa storia ed è strettamente correlato al tema precedente menzionato.
All’inizio dello spettacolo, Tagon assume la guida dell’Unione Arthdal e desidera essere amato dal suo popolo attraverso la sua leadership, assicurandosi che non venga versato sangue nel perseguimento dell’aspirazione politica, che è un approccio diverso dallo stile di leadership che è venuto prima di lui. Tuttavia, impariamo molto rapidamente come la sua metodologia di leadership funzioni contro il suo favore e la sua avidità di rimanere al potere alla fine lo costringa a cambiare, scegliendo di diventare un leader del popolo non con la gentilezza, ma con la forza.
La dura critica della somiglianza con la serie del Il Trono di Spade
Il drama ha ricevuto un’accoglienza mista: è stato molto criticato dai fan della serie Il Trono di Spade per le numerose similarità con tale opera; sono stati anche criticati l’uso di una CGI non realistica ed è stato sottolineato come anacronismo il fatto che i personaggi indossino e usino armature e armi che non appartengono all’Età del bronzo, epoca nella quale il dramma è ambientato. Arthadal Chronicles però si differenza molto dal Trono di Spade a partire dalla trama molto particolare che lo rende molto apprezzabile per ogni persone che amano i drammi storici. Lo sceneggiatore Park Sang-yeon affermò che mai avrebbe voluto paragone la serie con Il Trono di Spade, voleva creare una bella serie, creando un mondo immaginario con la loro immaginazione. Bisogna anche sottolineare che, a differenza della serie HBO, non sono presenti scene di sesso e di nudo.
Le nostre conclusioni su Arthdal Chronicles
Nel vedere questa serie vi renderete conto del duro lavoro svolto per presentare nei minimi dettagli delle diverse tribù, il loro modo di vivere, dal guardaroba agli accessori e alla scenografia, per cui il team creativo ha dedicato un’enorme quantità di sforzi per rappresentare al meglio la storia. Arthdal Chronicles ha una narrazione molto grande che potrebbe estendersi fino a più stagioni a causa di quanto sia vasto il suo mondo immaginario. La serie è ambiziosa per quanto riguarda la sceneggiatura, gli effetti speciali e la regia e si sforza di superare le soglie che nessun dramma coreano ha mai oltrepassato prima. Infine, è presente un cast stellare di attori che sono in grado di tenere il passo con la rappresentazione dei molti strati e complessità di ciascuno dei loro personaggi.
Tuttavia, ci vorrà un piccolo sforzo per tenere il passo con la storia a causa di quanto sia ampia la storia ricca di molti personaggi, ma una volta che verranno inquadrati quelli principali il resto verrà da sé. Con la conclusione di questa prima parte di Arthdal Chronicles che lascia molto domande ancora aperte, la seconda stagione avrà molto da offrire, sicuramente sarà ancora più avvincente della prima che in qualche modo ha messo una base solida per poi proseguire al meglio successivamente. Se cercate una bella serie fantasy in stile coreano, Arthadal Chronicles è quello che fa per voi, e sicuramente vi terrà molta compagnia vista la durata di ogni episodio. In attesa di un altro articolo di questa rubrica sul mondo dei drammi coreani vi invito a seguire il sito Kaleidoverse e iscrivetevi al nostro canale Telegram.