Benvenuti in questo nuovo appuntamento della rubrica dedicata ai Kdrama! Oggi vi parlerò di un altra serie di cui mi sarei aspettata tanto dato che i produttori avevano davvero molto materiale su cui lavorare, e invece non fu così; potevano davvero fare un bel dramma, ma le scelte non sono state quelle giuste. I coreani hanno molto da cui attingere quando si tratta di opere ben fatte in costume, e in questo caso non solo perché la serie è tratta da una leggenda locale ma perché la storia a sua volta è stata trasformata in un manhwa di Yun Mi-kyung ititolato La sposa di Habaek, tradotto a livello internazionale, da cui poi fu pensato di realizzare il dramma di cui andremo a parlarne oggi.
Il mito di Habaek, il Dio dell’Acqua
Da anni una terribile siccità prosciuga pozzi e canali rendendo la terra arida e riarsa. Per placare la collera del dio delle acque Habaek, una vergine pura e innocente gli deve essere offerta in sacrificio come sposa. So-Ah è la prescelta e viene messa in un’imbarcazione, abbandonata alla clemenza del terribile dio. Lasciata in balia delle correnti, ella viene sorpresa da una tempesta e al suo risveglio si ritrova nel magico Paese delle Acque, dove sorge la maestosa residenza del dio. Habaek però non è come tutti lo immaginano, e So-Ah per prima rimane piuttosto sconcertata dal fatto che egli possegga il corpo di un bambino. Ciò che però non sa è che di notte egli muta forma prendendo le sembianze di un affascinante giovane; tuttavia, il Dio non le rivela la sua identità e decide di spacciarsi per un parente di Habaek dicendo di esserne il cugino e di chiamarsi Mui. Da qui prenderà il via l’avventura della protagonista alle prese con il misterioso Mui e il suo stravagante marito Habaek, contornata da una serie di personaggi piuttosto buffi come il dio del Fuoco Judong, la simpatica dea Yohui, l’inquietante dea Mura e la terribile regina madre dell’ovest Yanghuei, dea della morte e delle punizioni nonché madre di Habaek.
Bride of the God Water (La sposa di Habaek): i tempi e la storia sono nettamente diversi
Quando nella serie il Dio della Terra dell’Acqua, Lord Ha-baek (Nam Joo-hyuk) visita la terra per recuperare le pietre sacre necessarie per reclamare il trono del Regno Divino, cerca l’aiuto del neuropsichiatra So-Ah (Shin Se-Kyung), l’unico discendente rimasto di una famiglia della classe media destinata a servirlo per generazioni. Poiché non crede che sia un dio e lo scambia per una malattia mentale, inizialmente gli resiste. Tuttavia, dopo aver incontrato il Dio della Terra del Cielo, Bi-ryeom, (Gong Myung), la Dea della Terra dell’Acqua, Mu-ra (Krystal) e il semidio Hu-ye (Lim Ju-hwan), decide di aiutarlo nella sua ricerca.
Questo cambio di storia e ambientazioni non è stato molto gradito: questa storia in chiave moderna ci ha fatto storcere un tantino il naso, perché, come sappiamo, i coreani sono i numeri uno quando si tratta di serie in costume e questo poteva essere davvero spettacolare in tutti i sensi. Questa scelta quindi non è stata una delle migliori e infatti la storia non è per niente uguale al manwha del La sposa di Habaek, ma risulta molto lenta e a tratti pesante; il ruolo della protagonista in questa trasposizione non rispecchia minimamente la So-Ah nel manhwa, dove assumeva un ruolo nettamente più importante e faceva parte un intrigo davvero ben fatto. Se pensiamo che nella versione live-action tutto ciò non viene considerato lontanamente è davvero un gran peccato.
I personaggi principali non sono all’altezza delle aspettative
Nam Joo Hyuk interpreta il nostro dio dell’acqua Habaek, il quale è un ragazzo viziato e altezzoso, a tratti insopportabile. Non gli piace dover andare nel mondo umano e vuole semplicemente reclamare il suo trono trovando le pietre e uscire da lì il prima possibile. Il suo personaggio è come un robot privo di emozioni, a meno che non si arrabbi. Questo funziona bene per l’umorismo in stile impassibile con le sue reazioni al mondo umano, ma purtroppo rimane praticamente così per l’intero dramma. Solo verso la fine della storia questo personaggio riesce a emergere. Shin Se Kyung è Yoon So-Ah. È una psichiatra la cui famiglia ha dovuto servire il Dio dell’Acqua per generazioni; si tratta di una persona gentile anche se cerca di nasconderlo. Anche lei non è molto contenta della sua vita. E quando incontra per la prima volta Habaek pensa che sia delirante. Ha reso la relazione divertente di sicuro, dato che il suo tempismo comico è fantastico e trasmette davvero l’emozione necessaria al momento giusto. Tra i due lei forse è la più ben riuscita nonostante tutto. L’amore non manca tra i due i baci appassionati compensano al tutto il dramma, vale la pena vederlo solo per quelle scene dove trasmettono davvero molte emozioni da far battere il cuore.
Dall’altra parte, i personaggi secondari sono ben riusciti – meglio dei due protagonisti -, e in particolare troviamo l’attore Lim-Jun Hawn a interpretare Hoo Ye, il quale non è un Dio ma nemmeno un umano. Nato da padre Dio e madre umana, è destinato a vivere per sempre secondo i cicli umani: nascita, crescita, morte. Così per migliaia di anni ha vissuto diverse vite e in quella del nostro arco narrativo è il presidente di una compagnia alberghiera, nonché un super riccone. Il suo lato divino è distruttivo, quello che tocca uccide, e solo da poco ha imparato a controllarsi e a vivere tra gli umani. Hoo Ye però, nonostante abbia il potenziale di uccidere persino gli dei, non è cattivo; vuole starsene in pace per conto suo, ma si trova coinvolto con Ha Baek perché la donna che ha suscitato il suo interesse è proprio So-Ah.

Elementi fantasy ben riusciti
Sicuramente gli l’elementi fantasy del kdrama di La Sposa di Habaek sono ben riusciti, con gli dei che hanno una lunga storia l’uno con l’altro e hanno poteri magici; anche gli effetti speciali son ben riusciti, specialmente la rappresentazione della manipolazione dell’acqua di Habaek. Il Dio dell’Acqua riesce a salvare So-Ah diverse volte, quindi sono presenti alcune scene che utilizzano questo effetto e sono ben realizzate. Queste parti sono drammatiche e tipicamente includono un po’ di azione, oltre a dare ad Habaek la possibilità di realizzare lentamente i suoi sentimenti per So-Ah. Nel suo insieme il dramma è molto bello visivamente, ci sono svariate scene suggestive tra cui paesaggi lussureggianti e dolci colline e anche il Regno degli Dei è molto bello, soprattutto per quanto riguarda i costumi e il trucco di tutti i personaggi. Certamente avrebbe aggiunto valore se l’intera serie fosse stata fatta interamente in costume, sicuramente sarebbe stata perfetta.
Le nostre conclusioni su Bride of the Water God
Bride of the Water God (La sposa di Habaek) è decisamente un po’ incasinato, e sicuramente ha molti problemi. Innanzitutto, il dramma è piuttosto lento nell’andare avanti con la storia: incontriamo i nostri protagonisti e poi la narrazione vaga per il primo quarto del dramma senza grandi progressi nella trama. Gli sviluppi della storia iniziano a malapena ad arrivare, ma sono pochi e distanti tra loro. Il dramma non ottiene davvero una direzione forte su dove vuole andare fino a oltre la metà. Trattiene gran parte dei retroscena per troppo tempo forse un po’ troppo.
Le diverse fasi della relazione sono molto belle anche se sono molto lente. Il dramma include un sacco di umorismo che deriva principalmente dalle reazioni di Habaek e dal suo atteggiamento narcisistico, soprattutto l’inizio dove ci sono alcuni momenti molto divertenti mentre cerca di adattarsi. Sicuramente una versione in costume avrebbe reso l’intero dramma molto più piacevole da vedere, anche una storia più fedele al mito o alla stesso manhwa sarebbe davvero stato molto più gradito. Sicuramente avevano molto materiale da cui prendere spunto, e forse hanno voluto fare qualcosa di diverso dal solito rendendolo più attuale come epoca, un azzardo sotto molti aspetti. Spero ancora in una degna trasposizione della Sposa di Habaek come giusto che sia! In attesa di un altro articolo di questa rubrica sul mondo dei drammi coreani vi invito a seguire il sito Kaleidoverse e iscrivetevi al nostro canale Telegram.