Willy Morgan and the Curse of Bone Town è un piccolo grande raggio di sole nel panorama videoludico italiano. L’avventura grafica del team italiano ImaginaryLab infatti è, pur con alcuni punti da migliorare, una piccola perla del genere, apprezzabile sia dagli amanti della nicchia “punta&clicca” che dai neofiti del settore. Ricca di citazioni ai grandi capolavori del passato, riesce comunque a ritagliarsi una propria identità ben definita, riuscendo a coinvolgere il giocatore nonostante la longevità limitata. Ecco la recensione di Kaleidoverse.it!
Willy Morgan and the Curse of Bone City: un filo che unisce passato e presente
Tutti gli amanti di questo genere di culto, da diversi anni in declino e sull’orlo dell’estinzione, non potranno che apprezzare lo sforzo del team italiano nel creare questo indie delicato e sognatore. Willy Morgan and the Curse of Bone Town infatti cerca, riuscendoci alla perfezione, di cucire un sottile filo conduttore tra il glorioso passato delle avventure grafiche e il desiderio degli appassionati di mantenerle vive anche nel presente. L’amore messo nel lavoro è evidente, traspare ad ogni sezione di gioco, così come anche l’influenza delle opere di LucasArts. I personaggi un po’ matti, l’evidente ironia, le battute a ripetizione e le ambientazioni, sono infatti un continuo riferimento. Anche le citazioni più o meno nascoste sono veramente numerose e faranno senz’altro scendere una lacrimuccia nostalgica ai giocatori più “anzianotti”, mentre susciteranno la curiosità e l’interesse dei più giovani.
Il comparto grafico è di estrema qualità. Il fondale in 2D unito alla tridimensionalità dei personaggi, crea una sorta di 2.5D veramente ben fatto e piacevole da vedere. Anche l’idea di schiacciare leggermente ai lati lo schermo è azzeccata, creando una sorta di effetto “boccia per pesci” che aggiunge un tocco di grazia in più ad ogni scenario. Anche il sonoro è ben fatto, sia per quanto riguarda le musiche che per il doppiaggio inglese: molto curato e in sintonia pressoché totale con i sottotitoli italiani. Lo stile e il comparto tecnico in generale ne beneficiano enormemente, dando ulteriore valore al lavoro straordinario di ImaginaryLab.
I personaggi sono ben scritti e riescono a rimanere impressi nonostante, a parte il protagonista Willy Morgan, abbiano tutti pochissime battute. Ognuno ha una personalità che spicca e divertente, tranne forse, a voler essere pignoli, il villain vero e proprio, a cui viene dato veramente poco spazio per emergere.
Una storia già vista ma godibilissima
Per quanto riguarda la storia, le premesse di partenza non sono nulla di eccessivamente innovativo od originale: il gioco ci farà infatti vestire i panni di Willy Morgan, ragazzino che da 10 anni non ha più notizie del padre, Henry, cacciatore di tesori scomparso mentre era sulle tracce del tesoro del pirata Kidd. Il giorno dell’anniversario della scomparsa del padre però, Willy riceve una misteriosa lettere che sembra vergata proprio da Henry: “Se stai leggendo questa lettera vuol dire che qualcosa è andato storto e ora tocca a te finire ciò che ho cominciato. Recati appena possibile a Bone Town, stanza 09, ma non fidarti di nessuno. H.M.”
Willy decide così di partire immediatamente alla volta della misteriosa Bone Town. Nella prima sezione, che servirà da tutorial, dovrete trovare per casa i pezzi della vostra bicicletta, per poi assemblarli. Una volta compiuta la missione, potrete lanciarvi all’avventura! Il gameplay è tradizionale, in linea con quanto visto negli ultimi decenni in tutti i migliori punta e clicca. L’ImaginaryLab rispetto ai predecessori non complica la vita al giocatore, anzi la semplifica parecchio. Le aree di gioco non sono eccessivamente ampie, per quanto ben dettagliate e apprezzabili, gli oggetti con cui si può interagire verranno evidenziati e, addirittura, una volta sbloccata la mappa di Bone Town sarà possibile utilizzare il viaggio veloce tra le zone già esplorate. Un’aggiunta che probabilmente potrebbe far storcere il naso agli amanti del genere, ma di indubbia utilità per velocizzare gli spostamenti.
Difficoltà da rivedere: Willy Morgan non si deve impegnare più di tanto
La difficoltà, non solo per questi incentivi ma anche degli enigmi, punta evidentemente al ribasso e tende la mano a tutte le tipologie di giocatori. Intento sicuramente apprezzabile, ma che fa venire un po’ meno l’entusiasmo iniziale. Le avventure grafiche come Willy Morgan and the Curse of Bone City infatti per restare a galla in un mondo di squali affamati come quello videoludico, devono si modernizzarsi e aumentarne la giocabilità per tutti, ma senza snaturare l’intento base del proprio gioco: far ragionare l’utente, intrattenendolo e divertendolo.
Naturalmente parecchi predecessori hanno estremizzato la cosa, rischiando di portare tutto al lato opposto e di frustrare il giocatore, tanto la difficoltà era alta. L’ideale però, per le prossime opere dello studio italiano, sarebbe forse quello di trovare un equilibrio, andando incontro alle esigenze del giocatore moderno senza semplificare eccessivamente i rompicapi. I 5 capitoli infatti, senza dover essere Sherlock Holmes, sono infatti completabili senza patemi in 4-5 ore al massimo.
Le ottime premesse dei primi capitoli di gioco svaniscono però col proseguire della trama, che si perde proprio sul finale. L’ultima ora circa di gioco diventa talmente semplice da portare a termine, anche per gli standard dell’opera, da risultare quasi banale. Tutto sembra affrettato per qualche motivo: anche al villain, come già detto, non viene dato spessore e spazio per lasciare una traccia concreta.
Una piccola perla nostrana da provare
Il finale aperto lascia spazio ad un sequel o a una eventuale prosecuzione a episodi delle avventure di Willy Morgan. La trama, in caso si proceda con una saga, andrà però certamente affrontata con maggior perizia fino alla fine. Sarà fondamentale evitare di ripetere lo stesso errore. Non bastano infatti degli “spiegoni” improvvisati all’ultimo momento ed un mezzo colpo di scena per tappare le evidenti falle dell’ultimo atto. Una caduta libera talmente palese da lasciare di stucco, specie dopo la grande qualità dei restanti 3/4 di gioco.
Tuttavia nel complesso Willy Morgan and the Curse of the Bone Town è un ottimo gioco, assolutamente consigliato, specie per chi volesse iniziare al genere punta e clicca i più piccoli. Si tratta di una piccola perla nostrana, da salvaguardare e rivalutare. Le avventure grafiche di qualità sono in via di estinzione e un lavoro del genere, anzi, un gran lavoro del genere, merita certamente maggior attenzione. La speranza è che ImaginaryLab possa, limando le poche lacune rimaste, proseguire su questa strada e portare in alto l’onore del settore videoludico italiano.
Willy Morgan and the Curse of Bone City è un'avventura grafica made in Italy stilisticamente superba che strizza l'occhio ai grandi punta e clicca del passato. Comparto tecnico d'alta scuola, pecca tuttavia di longevità e difficoltà, con un finale un po' troppo affrettato.