Avete mai pensato a cosa significhi il non poter dormire? Cosa potrebbe, un essere umano, compiere a causa di un’insonnia impossibile da risolvere? E no, qui non ci si vuole limitare all’irascibilità o all’emicrania, questi episodi sono capitati più o meno a tutti. Parliamo di un’improvvisa piaga in grado di porre l’intera umanità sull’orlo dell’estinzione, nel giro di pochissimi giorni. È questo il crucio posto alla base della trama di Awake, film Netflix in uscita il 9 giugno. La pellicola non punta solo l’attenzione sul fenomeno dell’insonnia, ma sull’isteria generale che potrebbe causare se amplificata e diffusa a livello globale.
Diretta dal regista canadese Mark Raso, l’opera risulta ritmata dall’aggravarsi dei sintomi della protagonista, Jill. È come ascoltare le gesta di un soprano che, poco a poco, tende ad abbassare la voce fino a diventare un baritono. Awake riesce in quest’obbiettivo, non perdendo mai il focus dal problema principale: l’insonnia perpetua. Il punto di partenza della melodia viene scandito da un misterioso ed inspiegabile malfunzionamento totale dei dispositivi elettronici. Macchine, telefoni, radio, tutto è fuori uso, ma nessuno ha il tempo di provare a cercare una spiegazione. Il vero nemico prenderà piede di lì a poco, portando l’intera società ad una rapida e dolorosa implosione. Allacciate la cintura e tenetevi forte, io vi aspetto alla fine.
L’insonnia mai spiegata
Risulta, doveroso, fare un piccolo preambolo. Una delle pecche di Awake è quella di voler trattare argomenti scientifici, come l’insonnia, dando per scontato che lo spettatore ne sia a conoscenza. Le spiegazioni sono pressoché assenti, o comunque ridotte a qualche battuta contestualizzata in situazioni dove passano facilmente in secondo piano. Insomma, non puoi pensare di introdurre il significato della Divina Commedia, mentre vengo assalito dai Dannati. Lo spettatore, non essendo guidato dalla narrazione, rischia di trovarsi spaesato in tutto il primo arco del film.
La superficialità è una problematica applicabile a troppe tematiche affrontate dà Awake. Riuscire a trasmettere il disagio provocato dall’insonnia, fino alla sezione finale dell’opera, solo grazie all’espressività di Gina Rodriguez lascia un amaro in bocca notevole. L’isteria totale non è palpabile, e l’inserimento abbozzato sia di fenomeni di fanatismo religioso che non suona quasi come una presa in giro. Molte cose sembrano essere inserite perché conseguenza del fenomeno che sta colpendo l’umanità, ma non sono nemmeno definibili come contorno alla trama principale.
L’obbiettivo della storia
Fin dalle prime scene del film, facciamo la conoscenza dei due figli di Jill, Noah e Matilda, i quali vivono con la nonna a causa del burrascoso passato della madre. Interpretati rispettivamente da Lucius Hoyos e Ariana Greenblatt, sono posti da Awake su due piani completamente diversi. Il primo appare come un ragazzo tormentato e sofferente, incapace di comunicare con la madre e pregno di rancore nei suoi confronti. La seconda, invece, sembra tenuta all’oscuro del mondo, difesa da un’aura iper protettiva a causa di una realtà che sarebbe solo in grado di ferirla.
A differenza del fratello maggiore, la bambina è l’unico personaggio di Awake a non soffrire di insonnia. Ed è a causa di ciò che emergono le disparità col ragazzo; per quanto lui debba essere in secondo piano, non essendo il protagonista o il portatore sana della fantomatica cura, ci saremmo aspettati qualcosa in più. Per buona parte del film, il suo unico scopo sembra quello di aiutare lo spettatore ad evidenziare l’accentuarsi dei sintomi nella madre, con l’avanzare del loro viaggio.
Scappati dalla città Natale, visto il caos causato dall’aggravarsi dell’insonnia generale, partono alla volta dell’Hub. L’ultimo baluardo tentativo dell’umanità per salvarsi viene concentrato in questo centro di ricerca, isolato nella foresta e circondato da militari armati fino al collo. Per qualche ragione che non ci viene spiegata, questo posto riesce ancora a far funzionare macchinari elettronici, ed è alla costante ricerca della cura. Proprio per questo Jill, nonostante ovvie titubanze causate dalla paura di vedere la figlia trattata come un animale da ricerca, ci porta tutta la famiglia.
Lo scorrere inesorabile del tempo
Il vero problema con la ricerca della cura in Awake, è il rapido ed inesorabile aggravarsi dei sintomi causati dall’insonnia. Se nei primi giorni tutti i personaggi, di qualunque importanza, riescono comunque a reggere, da un certo punto in poi la situazione si fa quasi insostenibile. Allucinazioni, capacità cognitive inesistenti ed una lucidità ormai andata prendono il sopravvento, lasciando a quei pochi temerari ancora leggermente in grado di intendere e volere, ben poche speranze. Il tempo scorre inesorabile, portando la ricerca ad avere possibilità quasi nulle.
L’avanzare della condizione è palpabile, portando alla mente dello spettatore l’idea che l’autodistruzione non debba avvenire necessariamente a causa di invasioni aliene, zombie o virus letali. Anche un gesto che diamo per scontato, come quello di dormire, se amplificato può portare all’implosione della società e ad una probabile estinzione della specie. Il tutto aiutato da un trucco facciale curato nei minimi dettagli, capace di trasmettere tutto il disagio provato dai malati.
Il tonfo più grande, a nostro parere, viene comunque effettuato nell’ultimo quarto d’ora di film. A seguito di una serie di momenti carichi di tensione ed anche ben girati, ci viene data una spiegazione agli avvenimenti incompleta e raffazzonata. Si ha quasi l’impressione che nessuno avesse pensato a come ricollegare il tutto, decidendo di fornire delle motivazioni fuori da ogni logica. Peccato, perché per quanto nella prima parte del film risultasse complicato comprendere l’insonnia ed i problemi che avrebbe causato, una volta entrati nell’ottica giusta tutto sembrava chiaro. Anzi, sembra che Awake prepari lo spettatore a delle rivelazioni choc, per poi lasciarlo con l’amaro in bocca.
Le nostre conclusioni su Awake
Riassumendo, Awake è un prodotto che pare aver perso l’occasione di portare a schermo un tipo di apocalisse inusuale grazie all’insonnia. Si ha quasi l’impressione che al posto di molte delle sequenze proposte dell’opera, si potessero approfondire le troppe tematiche lasciate senza spiegazioni. Degna di nota la prova attoriale di Gina Rodriguez, la quale riesce a tenere gli occhi dello spettatore su di sé facendo quasi passare in secondo piano la pochezza dei personaggi secondari proposti. Doveste comunque essere appassionati di film catastrofici, ne consigliamo la visione a partire dal 9 giugno su Netflix. Altrimenti, tenetelo da parte per quelle serate nelle quali non saprete proprio cosa vedere, avrà sicuramente più efficacia. Per altri contenuti interessanti sul mondo del cinema, videogiochi e molto altro vi aspettiamo su Kaleidoverse e nel nostro canale Telegram.
Il nuovo film in uscita su Netflix, Awake, partiva con delle ottime premesse purtroppo disattese. Una narrativa approssimativa e disattenta non rendono giustizia a quella che è un'idea di base non banale. Degna di nota la prova della protagonista, Gina Rodriguez, che riesce a far passare quasi in secondo piano la pochezza dei personaggi che la circondano. Il tutto si riduce quindi ad un'occasione, purtroppo, sprecata.